
Il mercato dell’usato continua a crescere e le vetture provenienti dall’estero giocano un ruolo determinante. Ma dietro prezzi competitivi e dotazioni interessanti può nascondersi un pericolo concreto. Secondo una recente analisi di carVertical, acquistare un’auto importata espone gli automobilisti italiani a una probabilità molto più alta di imbattersi in veicoli con chilometraggio alterato, una pratica che resta difficile da individuare in assenza di un sistema di scambio dati tra i diversi Paesi.
Gli utenti che intendono acquistare un’auto usata arrivano spesso alla trattativa con qualche timore: il 75% dichiara di avere paura di problemi nascosti e più di un terzo ammette di essere già caduto in trappole legate a irregolarità documentali o a percorrenze non autentiche.
Auto importate e rischio chilometraggio: una criticità sempre più evidente
L’analisi di carVertical mostra che, tra settembre 2024 e agosto 2025, il 2,9% dei veicoli controllati dagli utenti italiani presenta indizi di manipolazione del contachilometri. Un dato già significativo, ma che cambia radicalmente quando si isola il segmento delle auto provenienti dall’estero: il 6,3% delle vetture importate risulta coinvolto in casi di percorrenza non veritiera, contro il 2,1% delle auto che hanno sempre circolato in Italia. Acquistare un’auto importata significa quindi accettare un rischio più che triplicato.
Il problema è accentuato dall’assenza di uno storico uniforme: incidenti, manutenzioni e letture dei chilometri restano archiviati nei Paesi d’origine e non sempre seguono l’auto al momento dell’esportazione. Non esistono standard condivisi, e in alcune nazioni le norme sulla manipolazione del contachilometri sono meno rigide. Questo crea zone d’ombra che complicano i controlli e permettono al fenomeno di diffondersi.
La scarsa fiducia è un altro indicatore allarmante: quasi la metà dei consumatori europei non si fida dei venditori di auto usate e teme che l’auto proposta possa avere una storia incompleta o deviazioni nel chilometraggio difficili da verificare. E non sempre la disonestà è intenzionale: alcuni rivenditori potrebbero non avere accesso ai dati completi del veicolo.
In Italia, circa un’auto su cinque controllata tramite i report carVertical risulta importata. È una quota rilevante, che cresce in linea con altri Paesi dell’Est Europa e contribuisce ad aumentare la probabilità di imbattersi in vetture con anomalie pregresse. Come ricorda Matas Buzelis, esperto dell’azienda, l’origine dell’auto (anche quando proviene da mercati tradizionalmente ritenuti affidabili) non rappresenta una garanzia assoluta: ogni vettura ha una storia che deve essere ricostruita con precisione.
L’opinione dei consumatori è altrettanto significativa: oltre l’83% ritiene necessario rendere pubblici almeno i dati essenziali della storia dei veicoli, mentre più del 70% non considera il numero VIN un’informazione sensibile. Una maggiore trasparenza ridurrebbe sensibilmente il rischio di frodi, soprattutto alla luce del fatto che il 35% degli automobilisti europei ha già avuto esperienze negative legate a chilometraggi alterati o danni non dichiarati. Per molti, poter consultare dati chiari e verificabili sarebbe la chiave per scegliere con serenità il proprio veicolo usato.





