Home Magazine Lavoro ed Economia Fornitori tedeschi in allarme: il bando auto 2035 minaccia industria e lavoro

Fornitori tedeschi in allarme: il bando auto 2035 minaccia industria e lavoro

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Commissione Europea, leasing sociale e auto elettriche

Commissione Europea, leasing sociale e auto elettriche

La svolta verso la mobilità elettrica continua a generare tensioni in Germania, cuore dell’industria automobilistica europea. Con l’avvicinarsi della revisione del bando UE ai motori termici prevista per il 2026, quattro colossi della componentistica, Bosch, Mahle, Schaeffler e ZF, hanno manifestato con forza le loro preoccupazioni, contestando la linea imposta da Bruxelles.

In una lettera inviata al segretario generale della CDU Carsten Linnemann, ai parlamentari cristiano-democratici e ad alcuni eurodeputati, i vertici delle aziende parlano di una situazione sempre più critica per il settore: una trasformazione quella prevista a partire dal 2035, che a loro avviso, non mostra i tratti di un successo né sotto il profilo sociale né su quello industriale.

Dal 2035 occupazione e filiera in bilico

Il punto centrale delle contestazioni riguarda l’impatto sull’occupazione. I fornitori, più esposti dei costruttori al calo di domanda per i motori tradizionali, temono una perdita irreversibile di competenze e posti di lavoro. I licenziamenti già annunciati sarebbero solo l’inizio di una crisi profonda, capace di erodere decenni di know-how accumulato nello sviluppo delle tecnologie a combustione.

I firmatari chiariscono che l’obiettivo non è frenare l’auto elettrica, bensì garantire che la transizione resti aperta a più soluzioni. A loro giudizio, il successo della mobilità sostenibile non può fondarsi su divieti rigidi, ma su un percorso che valorizzi alternative come carburanti sintetici e idrogeno.

Appello alla politica tedesca ed europea

L’intervento dei fornitori arriva a ridosso di due momenti decisivi: il Dialogo Strategico sull’automotive promosso dalla Commissione europea e la revisione del 2026, che dovrà valutare gli effetti reali del bando. Bosch, Mahle, Schaeffler e ZF sollecitano la politica tedesca a farsi sentire con maggiore determinazione a Bruxelles, ricordando che lo stesso accordo di coalizione tedesco faceva riferimento esplicito a una “apertura tecnologica”.

Parallelamente, i vertici delle aziende puntano il dito anche contro i sindacati, accusando IG Metall di seguire ciecamente le politiche climatiche comunitarie senza difendere a sufficienza i posti di lavoro nei siti storici di produzione, da Feuerbach a Saarbrücken.

La sfida del 2035: tra ambiente e stabilità industriale

Il conflitto aperto dai fornitori evidenzia il nodo irrisolto della transizione energetica: come conciliare obiettivi ambientali ambiziosi con la salvaguardia di occupazione e competitività industriale. La Germania, locomotiva del settore automotive, si trova ora stretta tra l’urgenza di innovare e la necessità di proteggere la sua filiera produttiva.

Il 2026 rappresenterà uno spartiacque: confermare l’attuale strategia significherebbe accelerare verso l’elettrico senza compromessi, mentre una correzione di rotta aprirebbe a un ventaglio più ampio di soluzioni tecnologiche.