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venerdì, 26 Aprile 2024
  • Per il ricambio “usato” non servono leggi ma uno psichiatra

    autodemolizioneScena prima. Un automobilista porta la sua vecchia auto dal demolitore: consegna, certificati, pagamenti d’obbligo, e tanti saluti. Scena seconda. Un altro automobilista, o il suo meccanico, smontano dalla suddetta auto alcune parti usate: il demolitore spara un prezzo stellare, l’acquirente si fa prendere i cosidetti ‘cinque minuti’ poi il tutto si chiude con pacca sulla spalla e altrettanti saluti. Documentazione di supporto, rilasciata dall’autodemolitore, a tutta questa operazione? La carta. Si, quella del giornale con cui l’acquirente può incartare il pezzo comprato….. A ben vedere, le due scene sembrano derivare da due mondi opposti, tra i quali sembra non esserci né un nesso logico né un tessuto normativo e di regolamentazione in vigore. E invece no: la presa in carico, la gestione e la commercializzazione delle parti usate provenienti da veicoli giacenti presso gli autodemolitori è inquadrata da un panorama incredibilmente fitto di norme e leggi.

    L’inquadramento normativo

    In origine fu il D.P.R. 915/82, per la regolamentazione dei rifiuti, che ‘incidentalmente’ dovette ricomprendere nei ‘Rifiuti Speciali’ (regolamentando in materia all’Art.15) le attività di risulta degli autodemolitori, stabilendo che per la rivendita delle parti provenienti da veicoli in giacenza, la stessa non doveva superare i 6 mesi per non subire: “l’eccessivo deterioramento dei materiali stessi e di agevolarne una sollecita riutilizzazione”. Fa sorridere in ciò la dicitura secondo cui ‘Il Rottamatore’ dovrebbe inoltre “corrispondere al proprietario del veicolo conferito il prezzo ragguagliato al suo valore commerciale” così come il fatto che a regolamentare l’attività commerciale dei Centri di Demolizione sia fondamentalmente il ‘Regio Decreto n. 773′ del 1931….Un po’ vecchiotto, che ne dite? Poi arrivò il D.Lgs. 209/2003, in attuazione della Direttiva CE/53/2000, a definire, all’articolo 7, che (sostanzialmente) gli autodemolitori si impegnavano a re-impiegare (cioè favorendone il loro riutilizzo secondo l’uso previsto dalla fabbrica) almeno il 95 per cento delle parti in proporzione al peso medio delle auto in giacenza. Ed in alternativa il recupero dei componenti non riutilizzabili ed il loro riciclaggio.

    Ma chi verifica tutto questo?

    Il famigerato MUD (in particolare il MUD Ecocerved nella specifica Sezione Veicoli) che però, diciamolo chiaramente, al di là del termine pomposo e della normativa accessoria inquadrata nella “Decisione 2003/138/Ce” cui Vi rimando per eccessiva tecnicità dei contenuti, è sostanzialmente una autodichiarazione, con tutto quello che lascia presumere ed immaginare in termini di autodichiarazioni in Italia….

     

    Come funziona la vendita

    Ricambi AutoPer quanto attiene alla commercializzazione, gli automobilisti privati occasionali dovrebbero essere esclusi dalla vendita diretta di parti relative alla sicurezza del veicolo (freni, sterzo, sospensioni, trasmissione, parti motore) che dovrebbero essere vendute solo agli autoriparatori e sempre con l’obbligo da parte di questi di dichiarare in fattura la provenienza delle parti da un centro di demolizione.  Ebbene, a vostra memoria o conoscenza, di fronte alle normali esperienze di acquisto pezzi di ricambio presso un centro di demolizione quanti di Voi immaginano che vi fosse di già una piattaforma così fitta di norme e divieti?

    Chiaro che in tutto questo il problema vero non è normativo. Il problema è psichiatrico

    PsichiatraPsichiatrico perché alla fine di tutta la questione, in assoluta impotenza di controllo istituzionale sulla filiera degli autodemolitori, la legge non dimentica di lasciare il cerino acceso in mano all’automobilista privato: è infatti il Codice della Strada a far capire nettamente che in caso di controlli o perizie conseguenti a sinistri, sarà sempre e solo l’automobilista (anche inconsapevole in buona fede) a rispondere della presenza sulla sua auto di parti di ricambio non conformi o non tracciate.

    Perché il problema alla fine è un problema di filiera

    Nasce dalla mancanza di informazione da parte del cliente privato, di trasparenza da parte del meccanico, e di onestà di fondo da parte degli autodemolitori. I quali, tuttavia, fino a quando continueranno ad ostentare la classica famigliola di arzilli Rottweiler davanti all’ingresso del campo, saranno sempre risparmiati di critiche e reprimende. Almeno da parte mia, che ho già provato a suo tempo quanto sia dolorosa la dentatura di un rottweiler. Scherzi a parte, la ‘schizofrenia’ ed insieme la giungla che concretamente regna nel mondo dei pezzi recuperati deve essere combattuta. E forse l’intero comparto degli operatori del mondo ricambi dovrebbe, in primo luogo, sopperire con una azione autonoma la incredibile mancanza di informazione del cliente finale.

     

     

    Riccardo Bellumori

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