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venerdì, 26 Aprile 2024
  • Aftermarket e post Covid, sfide e opportunità globali nello scenario internazionale

    Aftermarkert e post Covid: quando la crisi può essere opportunità.

    I venti di tempesta non si sono ancora placati ma il post vendita ha evidenziato buone doti di resilienza e si può essere fiduciosi: il webinar aftermarket e il post Covid ha detto questo. L’evento virtuale (promosso da Messe Frankfurt Italia insieme alla nostra testata giornalistica) è stato moderato dal direttore di Inforicambi, Stefano Belfiore, e si è aperto con l’introduzione di Donald Wich, amministratore delegato di Messe Frankfurt Italia, già intervistato da Inforicambi durante Autopromotec 2019.

    Wich ha fatto una carrellata sugli effetti del Covid, che “ha accelerato il ricorso alla digitalizzazione, viste anche le pesanti conseguenze sulla mobilità delle persone. Le difficoltà negli approvvigionamenti – le merci potevano viaggiare ma non c’era chi le produceva – hanno inceppato la supply chain. Questo ha spinto al ritorno delle produzioni nei Paesi, un programma della Presidenza USA già in tempi non sospetti. Il ‘ritorno a casa’ ha trovato validi alleati nel digitale, nella produzione con stampanti 3D e in altre tecnologie innovative”.

     

    Aftermarket e post Covid: sfide e opportunità globali nello scenario internazionale L’aftermarket e il post Covid nei numeri

    La domanda che Stefano Belfiore ha messo sul tavolo ha riguardato l’internazionalizzazione, strategica per l’aftermarket ma che si è però rivelata un’arma a doppio taglio durante l’emergenza Covid.

    Il Managing Director di GIPA Italia, Marc Aguettaz, ha radiografato con i numeri l’aftermarket internazionale. Aguettaz ha ricordato che il “mercato non andava bene anche prima anche per la ‘incertezza tecnologica’ sulle auto che sarebbero state comprate. Nel post-Covid solo la Francia ha recuperato grazie agli incentivi per le Euro 6 (anche l’Italia li ha messi in campo) e sappiamo che l’automotive attiva tutta l’economia, con benefici anche per l’aftermarket. Il mercato europeo delle auto nuove, anche se maturo, poteva crescere e ricordiamo che la consistenza del parco circolante è importante: se diminuisce l’aftermarket soffre, cosa che non accade se il parco invecchia. Abbiamo mappato i dati dei 5 major market da metà marzo, notando una certa ripresa da maggio. Possiamo pensare ad una ripresa per pneumatici e materiali dei tagliandi ma le carrozzerie non recupereranno perché i sinistri crollati del 98% durante il lockdown – e le relative riparazioni – sono ormai persi. Ricordo poi che se un’officina chiude gli automobilisti ‘orfani’ cercheranno altri operatori e quindi il totale delle riparazioni rimane circa lo stesso. Noto che la percorrenza media rimane la stessa (specie ora che il carburante costa poco), lo smart working riguarda solo il 20% dei lavoratori e l’automobile verrà usata di più per le vacanze. Possiamo pensare ad un 2020 che si chiude a – 10% rispetto al 2019, un buon recupero quindi”.

     

    Aftermarket e post Covid: sfide e opportunità globali nello scenario internazionale Essere internazionali nell’Aftermarket e il post Covid

    Dopo questo intervento, che ha evidenziato incertezza ma anche opportunità, ha preso la parola Antonio Budelacci, Direttore Vendite IAM di Metelli SpA. Budelacci ha ricordato che che “l’internazionalizzazione, che riguarda tutto l’aftermaket italiano, ci ha dato resilienza e capacità di percepire i cambiamenti. Metelli produce in Italia ma esporta l’80% (75% del quale in Europa) e questo ci ha permesso alcuni vantaggi. Nei primi mesi dell’anno eravamo in crescita e poi, esportando in 90 Paesi, abbiamo rischiato di meno. Il Covid globale ha accentuando dei trend creandone anche di nuovi. Delocalizzare solo per ridurre i costi ha mostrato debolezze e credo che si andrà verso la creazione di supply chain regionali. Aziende statunitensi che avevano spostato la produzione in Cina stanno infatti tornando sui loro passi. I cambiamenti investiranno i fornitori OEM e quelli dell’aftermarket ma anche distributori, ricambisti e officine. Penso che i fornitori OEM andranno il più possibile nell’aftermarket, accelerando processi già in atto, e la concentrazione aumenterà. Nel 2017 ci sono state 15 fusioni/aggregazioni in Europa e il biennio 2021/22 sarà simile. Questo ci induce ad una selezione della catena distributiva perché alcuni verranno acquisiti o chiuderanno del tutto. In Metelli dobbiamo tener presente anche i cambiamenti indotti/accelerati dal Covid su digitale, logistica e assistenza. Stiamo, per esempio, lavorando per avere consegne in 24 ore per i partner, anche esteri, che vogliono minimizzare il magazzino e la digitalizzazione aiuta molto. La maggior circolazione delle informazioni compensa la minor libertà di viaggio. Usiamo le piattaforme digitali anche per veicolare più informazioni tecniche, al punto da creare tour virtuale per i clienti per far vedere un prodotto con i Google Glass o simili (si era visto questo approccio nel webinar Italia-Europa-Cina). Per il 2020 prevediamo a livello globale un calo nelle immatricolazioni del 25 – 27% (da 90 a 70 milioni) mentre il più resiliente aftermarket dovrebbe avere un fatturato a – 15 % da 970 a 815 miliardi di dollari. L’internazionalizzazione va gestita con attenzione: USA, Sudafrica e Turchia, per esempio, erano in crescita e ora sono fra i paesi peggiori”.

     

    Aftermarket e post Covid: sfide e opportunità globali nello scenario internazionale I magazzini cruciale per l’aftermarket e il post Covid

    Massimiliano Gigli, CEO e Market Operations Director di Modula, azienda fra i leader globali nel settore della gestione intelligente dei magazzini. Il CEO di Modula ha spiegato che “già dal 2014/15 abbiamo delocalizzato la produzione, pur essendo un’azienda italiana fondata da imprenditori italiani. Nel 2015 creato un impianto negli USA per fornire il Nord e poi il Sud America. Nel 2018/19 ci siamo espansi in Cina ma anche in questo caso la produzione è per il mercato locale, non per esportare ovunque. Quello cinese è un mercato ancora da costruire ma scommettiamo su un’espansione che ci porterà a coprire tutta l’Asia-Pacific. Contestualmente Modula ha decido di verticalizzare la produzione: oggi produciamo internamente il 90/95% dei macchinari contro il 20-25% di 5/6 anni fa. Questo ci ha permesso di lavorare nel lockdown perché producevamo da altri siti: il nostro codice ATECO non ci permetteva l’attività in Italia. Anche il servire molti settori, non solo il car aftermarket, ci ha evitato il blocco totale insieme all’internalizzazione e alla verticalizzazione. Le supply chain stanno cambiando: clienti tedeschi hanno sofferto per il blocco di subfornitori italiani e spagnoli. Questo sta spostando gli stock dalla mimizzazione (una catena lean gestita molto dai fornitori) all’avere magazzini più grandi e costosi che danno però più continuità. Vediamo un passaggio verso un’agilità che fronteggia gli imprevisti assicurando continuità operativa: la nostra azione è favorita perché l’automazione di magazzino è ancor più importante. Metelli vuole passare da spedizioni in 5 giorni a quelle in 24 ore: una tendenza che il Covid ha accelerato: cogliere le opportunità di cambiamento durate le crisi è molto importante”.

     

    Aftermarket e post Covid: sfide e opportunità globali nello scenario internazionale Crisi a opportunità per l’aftermarket e il post Covid

    Il vedere opportunità nella crisi da pandemia è un assist per Luciano Marton, Direttore Generale di Texa SpA, che ha ricordato che “Texa è multimarca e osserva bene le officine. Da anni il nostro export è almeno il 70%, una scelta giusta perché ci ha aiutato nell’emergenza Covid. Abbiamo fronteggiato anche una sorta di accaparramento, dato che l’Italia era vista come molto colpita dalla pandemia: in febbraio abbiamo fatturato di più. Essendo in Veneto abbiamo chiuso in anticipo per la massima sicurezza ma abbiamo riaperto fra i primi essendo nella filiera delle officine. Texa produce tutto in Italia ma abbiamo 8 filiali, in Europa e Americhe, con 600 distributori formati estesamente che danno anche consigli e assistenza sui prodotti e questo ci ha aiutato nei mesi critici. I fatturati di giugno e luglio si sono impennati. La diagnostica è fatta di molto software ma anche elettronica e materiali meccanici: abbiamo scelto di confermare gli ordini di materiali in arrivo e questo ci ha consentito di soddisfare tutte le richieste perché il Covid ha colpito a macchia di leopardo. Un’altra scelta è stata quella di portare in telelavoro, con un grande sforzo organizzativo, 700 persone, comprese 350 della Ricerca & Sviluppo. Non abbiamo usato la cassa integrazione, l’innovazione è andata avanti e in pochi mesi abbiamo messo in produzione dei prodotti per la sanificazione a Ozono (un procedimento citato nel webinar di AssoRicambi) per veicoli e officine. Essenziale poi fornire vicinanza e servizi ai clienti: il nostro call center è rimasto sempre operativo e abbiamo trasformato la formazione, trasformando verso il digitale i contenuti nati per la presenza. Anche la formazione che era a pagamento all’inizio è stata somministrata gratuitamente in digitale, per abituare gli operatori a queste nuove modalità”.

     

    Aftermarket e post Covid: sfide e opportunità globali nello scenario internazionale La vicinanza per l’aftermarket e il post Covid

    Francesco Vigetti di Frankfurt Messe Italia è intervenuto sul fil rouge della vicinanza con gli operatori aftermarket osservando che “i cambiamenti sono già in atto e riguardano l’evoluzione tecnologica delle auto e le conseguenti criticità della riparazione. Automechanika organizza 16 fiere in 15 paesi, un’internalizzazione essenziale per incontrare clienti mostrando loro i prodotti. Anche le fiere stanno tornando alla normalità, le crisi nascondono opportunità: Automechanika è nata nel 71, in piena crisi petrolifera e oggi è la più importante. Riguardo ai mercati da osservare attentamente penso alla Cina: ad aprile i ricambi erano all’80% del 2019 e le officine avevano riaperto e fatturavano già il 70% quando a febbraio erano al 10%. Vediamo un mercato dell’usato in aumento così come i pacchetti (lavaggio, batteria, cambio olio e sanificazione) e stiamo già pubblicizzando  Automechanika Shanghai”.

     

    Aftermarket e post Covid: sfide e opportunità globali nello scenario internazionale Quale aftermarket e il post Covid 2020?

    Riguardo le prospettive per quest’anno Budelacci ha specificato che ”con gli investimenti negli stati esteri vogliamo stare più vicini ai clienti: la Cina ha riaperto velocemente e noi abbiamo inviato personale e creato un hub a Shangai. È importante capire il mercato locale: la Cina è indietro su certe cose ma si muove molto velocemente. Il nostro R&D attivo, come Texa, ci aiuta nell’ampliamento della gamma anche perché nel Sudest asiatico e negli USA c’è più interesse per le auto europee. Dobbiamo integrare il nostro database con quello locale e ci sono mercati molto strutturati e con parametri diversi dai nostri”. A questo punto chi scrive ha chiesto se la verticalizzazione può essere positiva per tutti e Antonio Budelacci ha risposto che “dipende dalle varie realtà. Metelli ha scelto di mantenere in Italia produzione e R&D ma occorre garantire livelli di qualità e assistenza”.

     

    L’importanza del contatto nell’aftermarket e il post Covid

    Riguardo le prospettive del 2020 Massimiliano Gigli ha riferito che “Modula non ha cambiato i piani di sviluppo che prevedono nuovi prodotti, con R&D sempre attiva, ampliando persino i nuovi progetti. Vogliamo ampliare i settori: oltre all’automotive, il nostro prodotto serve a a grandi e piccoli ma pensiamo di entrare nel retail e distribuzione. Continuiamo con le acquisizioni (l’ultima e del 1° giugno e riguarda il processo produttivo) anche per ampliare gamma e know-how”. Lo stesso chiarimento sugli obiettivi del 2020, insieme ad una domanda di Luigi Vampore, manager di Sofinn Italia (come colmare la lacuna delle fiere che mancheranno?), è stata posta a a Luciano Marton. “Nei prossimi 6 mesi lo sviluppo dei prodotti continuerà regolarmente e ad produrremo più del solito, per assecondare i mercati che stanno ripartendo. L'internazionalizzazione sarà confermata e rafforzata per stare sempre più vicini ai clienti. La presentazione delle novità in fiera è difficile da sostituire, il digitale non ha lo stesso livello di interazione personale. Reincontrare in presenza, dopo mesi di webinar, un cliente è stato quasi emozionante: spero che si torni presto in fiera anche se i passi avanti sul digitale rimangono. Previsioni non è facile farne: lo scenario base è che gli OEM (noi collaboriamo anche con loro) potrebbero rallentare del 20/30% e noi del 10/9%. Stiamo ipotizzando anche scenari più critici, da affrontare con il digitale, gestione clienti e organizzazione”.

     

    Respiro internazionale per l’aftermarket e il post Covid

    La chiusura di Donald Wich ha elogiato il moderatore e gli oratori, che hanno dato vita ad un “dibattito di alto livello. Abbiamo avuto conferma che automotive e aftermarket sono importanti per il rilancio. È stato interessante, poi, vedere che queste aziende erano già internazionali, un aiuto per superare momento critico. L’aftermarket italiano è un protagonista globale: ad Automechanika il numero degli espositori italiani è il 2° dopo i tedeschi. Gli operatori italiani sono sempre attenti ai clienti, anche internazionali. Le incertezze sono molte ma emergono opportunità, se il Covid non torna virulento: Ci sono quindi motivi di ottimismo”. Abbiamo quindi ascoltato idee e voci che fanno ben sperare. Inforicambi è orgogliosa sia di aver contribuito ad un dibattito di alto livello sia di aver dato voce ad aziende italiane così attive, intelligenti, professionali e coraggiose. Queste 3 realtà – ma ce ne sono molte altre – evidenziano anche quell’empatia e umanità, doti intangibili ma che caratterizzano il made in Italy: prendiamo esempio da loro!

     

    Nicodemo Angì

     

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