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sabato, 20 Aprile 2024
  • automotive, la transizione energetica: una sfida per tutta la filiera italiana

    automotive, la transizione energetica: una sfida per tutta la filiera italianaAutomotive e la sfida alla transizione energetica.

    Dalle parole ai fatti la strada non è né semplice né scontata. Tanto meno se a dover rendere concreto un cambiamento epocale è un settore importante e complesso come quello dell’automotive. Che, con la sua ampia filiera, dai produttori ai componentisti fino all’aftermarket e agli autoriparatori, è impegnato ad affrontare le sfide della transizione energetica ed ecologica e di nuovi modelli di business. Temi al centro della prima edizione di Futurmotive-Expo and Talks, la rassegna internazionale, organizzata da Autopromotec, che si terrà dal 16 al 18 novembre 2023 al Quartiere Fieristico di Bologna. Ma che sono stati affrontati anche alla presentazione dell’evento, moderata dalla giornalista Filomena Greco, allestita nell’innovativa location dello STEP – Futurability District a Milano.

     

    automotive, la transizione energetica: una sfida per tutta la filiera italianaAutomotive, le opportunità

    Un cambiamento comporta spesso delle difficoltà di adattamento e qualche rischio. Ma, quasi sempre, può diventare anche una spinta per la crescita e lo sviluppo. Questo è sicuramente vero per il settore dell’automotive, alle prese con l’innovazione tecnologica e la transizione energetica. “Il percorso definito per l’elettrificazione ha prospettive positive, ma deve essere accompagnato dalle scelte giuste della politica, in primis europea – afferma Gianmarco Giorda, Direttore Generale di ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) – vale per le decisione di auto a emissione zero di Co2 a partire dal 2035, ma anche per i dossier sullo stesso tipo di iniziativa per i veicoli pesanti e per il tema dell’euro 7″.

    Su questi fronti, come su altri affini che riguardano questo comparto che in Italia vale il 12% del Pil, l’attenzione da parte di chi opera nel settore è massima. “Il precedente Governo ha stanziato fino al 2030 poco più di 8 miliardi di euro come fondo Automotive – continua Giorda – un’azione sicuramente lodevole, ma che, se vuole davvero tutelare le circa 450 aziende italiane automotive a rischio fallimento a causa della transizione verso l’elettrificazione, deve prevedere soglie decisamente più basse di accesso ai contratti di sviluppo e agli accordi di innovazione”.

    Automotive, le prospettive

     Il settore ha una lunga tradizione in Italia, che da un lato sta perdendo posizioni in Europa come produttore di veicoli e dall’altro riesce a confermarsi come numero due nel Vecchio Continente, alle spalle della Germania, nella componentistica e nelle attrezzature. Posizioni che per essere mantenute, o addirittura migliorate, di fronte ai grandi cambiamenti ormai in atto nell’automotive, hanno bisogno di una visione strategica ben precisa. Che comprende l’attivazione di investimenti, magari anche attraverso un Fondo europeo per l’innovazione, per portare valore industriale su aspetti quali il trattamento chimico, la lavorazione dei metalli e la produzione di batterie. Ma implica anche la valorizzazione dell’export. “Bisogna far crescere le esportazioni italiane facendo evolvere tutta la filiera automotive – afferma Roberto Luongo, Direttore generale dell’Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane – il nostro compito, in collaborazione con le associazioni di categorie, Autopromotec e Aica, è di mettere a disposizione delle imprese italiane la nostra rete di 80 uffici all’estero per fornire opportunità e supporti finanziari. Futurmotive è una buona opportunità per mettere insieme tutti gli operatori del settore”.

    Automotive, la filiera corta

    L’orizzonte delle aziende italiane e di riflesso di tutto il comparto, dai componentisti fino all’aftermarket e agli autoriparatori, non può essere solo il nostro Paese. E nemmeno l’Europa ormai. Soprattutto se si vuole affrontare nel modo migliore le sfide dell’innovazione e della transizione energetica. “Non abbiamo volumi interni per poter fare economia di scala – afferma Andrea Pontremoli, Amministratore Delegato di Dallara Automobili – ecco perché nella nostra Motor Valley, un sistema di 16.500 aziende, molte delle quali sono eccellenze a livello mondiale, soprattutto nelle componenti dei motori, da sempre vediamo la filiera corta come un valore aggiunto”“Ora che la parte elettronica si sta affacciando nell’automotive con sempre più importanza, è fondamentale impostare una filiera corta del “know-how” prima ancora che della produzione – continua Pontremoli – in Motor Valley lo stiamo facendo, ad esempio, per fabbricare batterie per auto ad alte prestazioni”.

    Automotive, le start up

    La strada di una filiera corta e ottimizzata è condivisa anche da grandi player italiani dell’automotive. “Dobbiamo investire in ricerca e innovazione e far diventare l’handicap delle ridotte dimensioni del mercato italiano un vantaggio – sostiene Roberto Vavassori, Chief Public Affairs & Institutional Relations Officer, Membro del Board di Brembo – lo si può fare con la digitalizzazione spinta, la tecnologia, le federazioni di aziende e la creazione di distretti che funzionano come una sola grande fabbrica”.

    La sfida della transizione energetica ed ecologica assegna un ruolo decisivo anche all’Open Innovation. “Le start up non sono più la ciliegina sulla torta, come pensavo un tempo, ma ormai pezzi importanti della torta dell’automotive – spiega Eugenio Razelli, Presidente Motor Valley Accelerator – ecco perché Plug and Play, una delle più grandi piattaforme al mondo di Open Innovation, è dentro il nostro acceleratore per mettere più facilmente in contatto start up e aziende più strutturate”“Bisogna creare strumenti e utilizzare i fondi per la mobilità sostenibile previsti dal PNRR per aiutare le aziende dell’Automotive a mettersi insieme e fare massa critica su aspetti cruciali del comparto” – conclude Razelli.

    Filippo Panza

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