L’organizzazione era diffusa su tutto il territorio nazionale: l’inchiesta è partita dalla Sicilia, ma ha coinvolto anche Roma, Asti, casale Monferrato, Milano, Crotone e Taranto.
Le fiamme gialle, che l’anno scorso, avevano sequestrato repliche della celebre ‘rossa’ nel trapanese e in Sardegna, hanno monitorato le vendite in rete delle auto di Maranello scoprendo un vero e proprio mercato di auto contraffatte. Gli acquirenti, le cui posizioni sono al vaglio della magistratura, individuavano i modelli su siti internet specializzati e poi contattavano i rivenditori. Secondo gli investigatori erano consapevoli di acquistare vetture ‘clonate’. I carrozzieri, definiti ‘abilissimi’ dagli stessi inquirenti, riproducevano le Ferrari usando soprattutto Pontiac di seconda mano – le auto americane sarebbero quelle che meglio si adattano a ‘montare’ la carrozzeria Ferrari – usando alcuni pezzi originali e altri falsi. I motori, generalmente, non erano quelli del ‘cavallino’. “Quello che ci preme sottolineare – ha detto il generale Francesco Carofiglio, comandante provinciale della Finanza – è che oltre alla pubblica fede in questi casi é a rischio l’incolumità delle persone: le auto taroccate non erano affidabili”.
I libretti di circolazione delle vetture – tra quelle sequestrate 14 erano state vendute e 7 in lavorazione – erano, però, originali: ulteriore prova del fatto che gli acquirenti, per lo più imprenditori e commercianti – sapevano di avere comprato falsi. Il guadagno per la banda era notevole: un’auto usata costava circa 3000 euro e, dopo la contraffazione, veniva riveduta a prezzi che andavano dai 20mila ai 50 mila euro. Nel tempo in tanti hanno provato ad esaudire il sogno proibito di chi non può o non vuole spendere centinaia di migliaia di euro per la ‘rossa’. Nell’ultimo quarto di secolo sono state trovate decine di falsi. Il quantitativo più consistente è quello scoperto nel cuneese nel 1985, quando furono sequestrate ben 50 Ferrari, perfette imitazioni della mitica Gs del ’62. Da allora il cavallino rampante ha dovuto superare, nella sua corsa, molti ostacoli, rappresentati da denunce, ricorsi in tribunale, per affermare la propria autentica identita’.
Articolo pubblicato su Ansa in data 27/02/08