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giovedì, 25 Aprile 2024
  • Mercato dell’auto, scenari da definire per l’aftermarket

    Mercato dell'auto, scenari da definire per l'aftermarketChe futuro attende il nostro aftermarket?

    Viviamo tempi di incertezza, tra pandemia e guerra tra Russia ed Ucraina, con tutte le conseguenze anche economiche, che inevitabilmente hanno ed avranno un’influenza sul mercato dell’aftermarket. Il tutto correlato ad un parco circolante dei veicoli sempre più grande e più invecchiato e alle sfide che le nuove tipologie di motorizzazione imporranno al mercato nei prossimi anni. Un quadro con numerosi margini di valutazione su cui GiPA, multinazionale presente in più di 30 Paesi  con un’esperienza ultratrentennale nell’industria automotive e nelle analisi statistiche e di marketing, ha cercato di far chiarezza, nel corso dell’assegnazione dei “Trofei dell’Eccellenza 2022”, tenutasi di recente all’Hotel The Square Milano Duomo

     

     Aftermarket, a confronto con la crisi

    Il Covid-19 non è certamente il primo intoppo che il settore dell’auto incontra sulla propria strada negli ultimi 60 anni. Il grafico che ripercorre l’andamento delle vendite, infatti, assomiglia molto ad una montagna piena di salite e di discese, a volte anche molto ripide. “A partire dagli anni Sessanta, quelli del boom economico, ci sono state due crisi petrolifere, poi quella della lira nel 1992, quindi un periodo tra il 1997 e il 2009 di elevata stabilità, interrotto dalla crisi della finanza internazionale – spiega Marc Aguettaz (nella foto sopra), Amministratore delegato di GiPA Italia – ora il rimbalzo del 2017-2019 con il picco di quasi 2 milioni di veicoli venduti in Italia si è dovuto scontrare con il Covid-19”. “Il risultato di questo impatto è che nel 2021 si è avuto un crollo dell’immatricolato con meno di un milione e mezzo di auto vendute – continua Aguettaz – considerando che la guerra tra Russia ed Ucraina ha fatto già chiudere diversi stabilimenti di cablaggio, destinati probabilmente ad essere spostati in Marocco, difficilmente si può immaginare una ripresa fino a tutto il 2023.

     

    Aftermarket, i numeri

    Il ciclone Covid-19 si è abbattuto in maniera diversa sulle diverse tipologie di veicoli. Basti pensare che per le auto il 2021 ha segnato un calo rispetto al 2019 del 23%, per le due ruote e per le moto oltre i 50 centimetri cubici di cilindrata si parla, invece, di aumenti a due cifre, rispettivamente del 14,6% e del 20,4%. “L’auto è partita male anche a gennaio e febbraio 2022 con un 20,7% in meno che fa pensare ad una chiusura anno al di sotto del milione e mezzo di auto vendute – afferma l’Amministratore delegato di GiPA Italia – il timore di utilizzare i mezzi pubblici favorisce ancora le due ruote con un +3% nei primi due mesi dell’anno che non sono i più favorevoli per la vendita di questo tipo di veicolo. Riparte bene anche il truck con un aumento del 2% nonostante i problemi di consegna”. Con queste premesse, è naturale immaginare che nel 2022 ci sarà un ulteriore invecchiamento del parco circolante che supererà i 33 milioni di veicoli in Italia diventando il più grande di sempre. “Oltre il 50% dei veicoli a motori circolante sulle nostre strade ha più di 10 anni – spiega Aguettaz – questo farà proseguire l’aumento degli ingressi in officina, a parità di circuiti frequentati? Come evolverà il ricorso ainternet per il fai da te puro e per l’acquisto di ricambi e servizi? Come varieranno i prezzi e quale sarà la disponibilità dei ricambi?”.

     

    Aftermarket, gli scenari

    La risposta a queste domande, pur tenendo presente che negli ultimi dieci anni l’immatricolato ha sempre condizionato la dimensione dell’aftermarket e le quote dei protagonisti, può essere più di una e, soprattutto, per nulla scontata. Le certezze da cui GiPA invita a pensare al prossimo futuro, da qui al 2030, sono due: i prezzi, i volumi e i circuiti di riparazione costituiscono gli ingredienti di un cocktail raffinato per il fatturato dell’aftermarket. E la correlazione di quest’ultimo con il Pil è dello 0,97%. “Uno degli elementi da tenere in considerazione è sicuramente quello delle motorizzazioni che attualmente sono per il 97,7% ancora quelle tradizionali, cioè a benzina, diesel e gas con una crescita delle ibride “mild” – afferma l’Amministratore delegato di GiPA Italia – le vetture elettriche costituiscono solo il 2.3% delle immatricolazioni dell’ultimo triennio”. Le previsioni fino alla fine del decennio in corso sembrano testimoniare che l’elettrico puro è destinato a pesare più di oggi, ma ancora poco rispetto a recenti aspettative di ambientalisti, istituzioni ed opinione pubblica. “Nel 2030 il 74% del parco circolante sarà ancora costituito da motorizzazioni tradizionali – afferma Aguettaz – non è un caso che recentemente il Governo tedesco ha sostenuto che il passaggio totale all’elettrico nel 2035 è impossibile”. Per il settore dell’aftermarket automotive è difficile prevedere cosa accadrà nei prossimi anni. Di sicuro l’andamento del parco circolante di oltre 10 anni, passato dal 32% del 2011 al 53% del 2021, è stato il miglior biglietto da visita per lo stato di salute di tutto il comparto dei ricambisti e dei manutentori. E da qui al 2030 le turbolenze, vecchie e nuove, potrebbero non cambiare di molto l’attuale percentuale della fetta più anziana del parco circolante. “C’è comunque da tenere in mente che sull’immatricolato gli scenari possibili devono combinare diversi aspetti – conclude l’Amministratore delegato di GiPA Italia – tra questi privati e grandi clienti, parco invecchiato e incerta crescita economica, i vincoli strutturali dell’aftermarket, il commercio on e offline, il commercio B2B e B2C e l’arbitraggio tra aumento dei prezzi e disponibilità dei ricambi”

     

    Filippo Panza

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