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giovedì, 28 Marzo 2024
  • Elettrica “fai da te”, no retrofit ? Ahi, ahi, ahi!

    Una volta le preferite erano le vecchie Fiat a motore posteriore: 600, 500, 850 : ideali per una trasformazione “casareccia” in vettura elettrica poiché bastava togliere il motore a sbalzo senza interessare sospensioni, sterzo, supporti vari e soprattutto perché lo spazio a disposizione dietro il millerighe della frizione era infinito. E così, via il motore, alla campana del cambio si adattava un argano elettrico estirpato ad un ascensore condominiale, una serie di batterie al posto del divanetto posteriore. E si partiva. Nei casi più raffinati, si procedeva a vivisezionare un carrello trasportatore. In parallelo si distinsero in Italia alcuni piccoli produttori artigianali (o meglio più che altro assemblatori, sparsi tra varie piccole industrie elettromeccaniche ed officine di un certo rango) che cominciavano a proporre in piccolissima scala delle realizzazioni immatricolabili per l’utilizzo su strada soprattutto per finalità commerciali (con la elettrificazione di MiniVan, motocarri..).

    Auto elettrica fatta in casa: bellissima, ma a che serve ?

    auto elettricaPerché in effetti, anche se sulla rete impazzano ancora le immagini di realizzazioni “homemade” ottenute sostituendo un motore elettrico all’originario endotermico, il problema irrisolto per moltissimi era e tuttora rimane la difficoltà della omologazione ed immatricolazione per la libera circolazione sulle strade di tutti i giorni.  Senza contare la condizione discriminante della ricaricabilità: sia per la scarsa potenzialità delle batterie convenzionali, sia per la mancanza di attacchi idonei per la ricarica dalle stazioni di ricarica pubbliche, per molte realizzazioni fatte in casa la questione dell’autonomia rimane un argomento filosofico. Ecco perché l’uso soprattutto di realizzazioni di questo genere rimaneva e rimane paragonabile a quello di comunissimi “muletti” di magazzino. Nonostante tutto, la “elettromania” non ha mai perso slancio. Un po’ dappertutto sul web hanno proliferato forum, gruppi e siti di informazione e scambio sulle potenzialità ed i vantaggi delle trasformazione di ex auto a combustione.

    La novità “Kit Retrofit”

    La novità in materia, dal punto di vista concreto, si è manifestata lo scorso 26 gennaio 2017, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto 1 dicembre 2015 n. 219, (anche detto decreto Retrofit e incentivi auto elettriche), che in effetti avvicina l’Italia ad altri Paesi dell’Unione dove da tempo era alla portata dei più omologare un’auto convertita in elettrico. Non è un caso ad esempio che tra le prime elettrificazioni della “nuova 500” Fiat vi siano state dal 2012 le tedesche Karabag (motorizzate “Linde”). E proprio dalla Germania erano costretti a passare molti piccoli assemblatori che omologando le loro realizzazioni fuori confine importavano poi, per effetto degli accordi sulla circolazione delle Merci in Europa, in Italia da dove erano partiti in origine… Grazie al Decreto “Retrofit” ora si possono convertire e immettere su strada (dopo il regolare aggiornamento della Carta di Circolazione) vetture per trasporto persone e veicoli per trasporto merci entro 3,5 tonnellate. I Kit sono dispositivi composto da motore elettrico + pacco batterie + interfaccia fisico per la ricarica.

    Dal “Decreto Retrofit” una “second life” per tante Euro 0. E i ricambisti?

    meccanicoSino ad ora non sembra che il dispositivo di Legge abbia sollevato numeri da capogiro, tuttavia la norma da sola è bastata per proporre all’attenzione del consumatore finale alcune nuove o vecchie realtà di impresa in grado di offrire kit omologati e di fornire all’automobilista il supporto progettuale e tecnico adatto alla trasformazione. Sotto questo aspetto tuttavia, se è vero che i numeri non saranno mai prevedibilmente di tipo iperbolico, c’è da considerare il valore aggiunto dell’indotto potenziale generabile dalla spinata alla riconversione. Perché dietro alla trasformazione, che di per sé impegnerà prevedibilmente cifre importanti, si può celare nell’animo dell’automobilista la volontà di personalizzare e qualificare non solo la sua auto ma una filosofia di vita. Ecco perché sin da ora i ricambisti, carrozzieri e preparatori non dovrebbero trascurare l’importanza che a livello di margini potenziali potrebbe derivare dalla offerta di tuning, servizi di personalizzazione… Perché non dimentichiamo che in Italia circola ancora un numero di Euro da “zero” a “quattro” talmente elevato e in certo numero di pregio, da far ipotizzare per un buon numero di potenziali Clienti il ricorso al “Kit Retrofit”.

     

    Riccardo Bellumori

     

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