Il mercato delle auto elettriche sbanda, sia in Europa che negli Stati Uniti.
La sostenibilità nei trasporti rimane un obiettivo importante, ma la domanda di auto elettriche resta molto debole, soprattutto in quanto legata a prezzi di acquisto e ricarica sempre più elevati.
Attualmente sono tantissime le start-up e aziende di auto elettriche rischiano la bancarotta e la situazione critica è evidenziata anche dal recente crollo dei profitti dichiarato da Tesla nel primo trimestre del 2024, considerato solo la punta dell’iceberg.
Negli ultimi mesi infatti, si sono verificati ben cinque fallimenti tra le start-up dedicate alle auto elettriche: Fisker, Lordstown Motors, Proterra, Arcimoto e Arrival che hanno tutte dovuto affrontare gravi difficoltà finanziarie. Queste vicende mettono in luce quanto il settore sia vulnerabile alle fluttuazioni del mercato e alle sfide produttive.
Il caso emblematico è quello di Fisker che si era presentata agli investitori come la «Apple» dell’auto.
Quattro anni più tardi, la start up statunitense ha dichiarato fallimento, azzerando il valore delle sue azioni e lasciando in sospeso il pagamento di creditori come Google, Adobe e Sap.
Fisker si è così accodata ad altre quattro case nate fra il 2020 e il 2021, all’apice dell’entusiasmo per l’elettrico, e oggi senza futuro: Lordstown Motors, Proterra, Arcimoto e Arrival.
Se a febbraio del 2021, infatti, il titolo di Fisker valeva circa 13 miliardi e 680 milioni di dollari, oggi ne vale solamente 8,64 milioni. Si tratta di un crollo del 99,9%. P
er provare a risollevare i conti, l’azienda ha deciso di licenziare il 15% dei suoi dipendenti e sospeso la produzione dei suoi veicoli per sei settimane. Inoltre, ha anche ridotto i prezzi del suo unico modello in commercio, la SUV Ocean che tra l’altro è finito sotto indagine per i guasti al sistema frenante, allo sterzo e ai meccanismi di apertura delle portiere.
A queste difficoltà, si sono aggiunte quelle di mercato e finanziarie.
Nell’industria dell’auto è in atto una feroce selezione che sta mandando in fumo centinaia di miliardi in Borsa e potrebbe portare a nuovi fallimenti. Da un lato, infatti, la domanda di questo segmento automobilistico è rallentata in Occidente proprio mentre anche le case tradizionali sviluppavano la loro gamma a batteria. Dall’altro, l’aumento dei tassi d’interesse ha portato gli investitori ad allontanarsi dai titoli più rischiosi, con prospettive di profitto incerte e, comunque, lontane nel tempo. Quali, appunto, le startup elettriche.
Auto elettriche: cambiano i piani dei grandi costruttori europei
Parallelamente ai problemi delle start-up americane e asiatiche, alcuni dei principali costruttori europei stanno rivedendo i loro piani verso l’elettrificazione totale della gamma veicoli.
Di fronte alle difficoltà attuali stanno prolungando lo sviluppo dei propulsori endotermici ibridizzati o completamente endotermici come strategia temporanea per navigare questo periodo turbolento.
Intanto il prossimo scenario lascia ipotizzare che dal naufragio in Borsa, emergano tre-quattro startup solide e in grado davvero di diventare i leader del futuro dell’industria dell’auto.
Ai posteri l’ardua sentenza.