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giovedì, 28 Marzo 2024
  • L’aftermarket, la crisi e il futuro

    DI STEFANO BELFIORE

    Silvano GuelfiQuesta crisi è uno tsunami per l’aftermarket indipendente nazionale.

    Nulla a confronto rispetto alla congiuntura negativa del 2019. Ma può servire da ‘lezione’ per programmare il nostro agire futuro qualora dovesse accadere di nuovo una situazione simile. Un’analisi snella, lucida e prospettica quella che Silvano Guelfi (nella foto), responsabile scientifico dell’Osservatorio di Mercato IAM Italia del Politecnico di Torino, ci dà quando gli chiediamo di mettere a fuoco l’effetto di ciò che sta accadendo sul filiera domestica di settore. “Più lenta sarà la ripresa – dice – tanto maggiore sarà l’impatto sui numeri dell’impresa”. E per capire meglio la portata, Guelfi fa una stima: “ogni mese di contenimento, può costare alla filiera una contrazione del -5% su base annua”. Ma nulla è perduto.  Per superare e sbloccare l’impasse, Guelfi indica due vie. La prima: una politica di interventi nazionali con importanti e celeri interventi finanziari e fiscali. Così da dare ossigeno al polmone della nostra economia. Il secondo ingrediente è, invece, un consiglio alle imprese dello IAM. Prepararsi ad affrontare una crisi, programmando le azioni. In questo modo si migliorano le dinamiche gestionali che possono essere più prevedibili.

    tsunamiCon un 2019 chiuso in maniera negativa per l'aftermaket indipendente, questa crisi improvvisa e straordinaria che riflessi avrà e sta avendo sul settore a suo avviso?

    Il 2019 ha chiuso con una flessione di mercato che verrà però ricordata con grande nostalgia visto lo tsunami che sta investendo tutto il sistema economico italiano, filiera aftermarket automotive indipendente inclusa. Si può stimare che ogni mese di contenimento, ossia di smart working e di chiusura delle imprese all'80%, costi alla filiera una contrazione del -5% su base annua: quanto più sarà lenta la ripresa verso la normalità e tanto maggiore sarà l'impatto sui numeri dell'impresa.

    Il Governo ha mantenuto aperto le attività di autoriparazione e pertanto anche quelle di chi lavora nel mondo dei ricambi. Secondo lei, quale dovrebbe essere la risposta degli operatori di filiera in questa situazione emergenziale? Quali consigli si sente di dare?

    L'apertura delle attività di autoriparazione è da leggersi più come un corretto mantenimento di servizio e la risposta non può che essere quella di tenere acceso il motore al minimo dei giri, utilizzando tutte le leve gestionali e gli ammortizzatori sociali per minimizzare l'impatto economico.

    Cosa ne pensa del (primo) decreto "Cura Italia" varato proprio in questi giorni dal nostro Governo? Ci sono misure che possono aiutare l'IAM nazionale?

    Le intenzioni, sicuramente lodevoli, rischiano di essere vanificate dall'assenza di due ingredienti fondamentali affinché una cura sia efficace: la tempestività e l'intensità delle misure. Tali condizioni sono necessarie per evitare che la flessione della domanda di sistema inneschi un rapidissimo effetto domino di natura finanziaria per mancanza di liquidità ed eccesso di incertezza.

    accordoQuanto conta in questa fase rispettare gli accordi di fornitura già presi? Disattenderli e non rispettarli potrebbe innescare a suo avviso un cortocircuito pericoloso?

    Il rispetto degli accordi presi è fondamentale nelle relazioni di affari così come è altrettanto necessario che le relazioni di affari considerino l'evolversi delle situazioni e riescano a concertare una modalità operativa che includa l'eccezionalità del momento. In tale direzione la prima responsabilità d'intervento è di coloro che guidano l'economia di un Paese che devono immediatamente intervenire con misure innanzitutto finanziarie, per evitare il blocco finanziario del sistema economico, e quindi fiscali, per rilanciare i consumi. Misure che riconoscano le differenti situazioni d'impresa (dimensioni, occupazione, criticità verso il sistema, etc.) e premino i comportamenti virtuosi di coloro che resistono impiegando le loro migliori energie.

    autoricambiQuando usciremo da questa crisi, quali sono, a suo avviso, le prime mosse che un player nazionale dell'aftermarket deve pensare e compiere?

    Usciti dalla crisi di sistema, e se ne uscirà anche se tale processo avrà un percorso graduale per un arco temporale economicamente non breve (per situazione internazionale, cambiamento di abitudini, contrazione delle disponibilità monetarie, etc.), i migliori attori della filiera avranno maturato l'ulteriore esperienza che i sistemi economici possono, per ragioni imprevedibili ed esogene, entrare in rapidissima tensione e che rispetto a tali eventualità ci si debba preparare a partire dall'agire in termini programmati per il miglioramento interno delle dinamiche gestionali più prevedibili (processi, competenze, patrimonializzazione dell'impresa, etc.).

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