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giovedì, 13 Febbraio 2025
  • Quali sono le auto più brutte di sempre?

    Alfa Romeo Arna
    Quali sono le auto più brutte prodotte nella storia dell’automotive?
    Non solo il bello, anche il brutto vuole la sua parte e pur restando un fattore personale e soggettivo, alcune autovetture della storia hanno saputo farsi prendere la mano nel tema, ma quali sono le auto più brutte di sempre?
    O magari quelle meno affascinanti della storia: un capitolo dibattuto più volte che ha sempre appassionato i cultori del genere. Tra oggettività e ironia, andiamo a stilare la classifica delle 10 macchine peggiori per stile mai viste sui mercato (e purtroppo anche sulle strade) internazionali. Anche se classifica non è: metteremo insieme i modelli e le curiosità sul tema ma senza un vero e proprio ordine. Lasciando al lettore la possibilità di numerare i modelli come meglio lo si riterrà.

    Le 10 autovetture più brutte di sempre:

    • Fiat Duna: non si può che partire da lei. La Duna di fiat è per molti la peggiore autovettura esistita per la sua estetica tutto tranne che accattivante. Disegnata da Giorgetto Giugiaro per il Centro Stile Fiat di Torino, prodotta da Fiat Automóveis S.A. nello stabilimento di Betim (Brasile) e da Sevel S.A. a El Palomar (Argentina), fa parte insieme alla Fiat Uno dalla quale deriva del progetto FIAT 146. Era stata progettata per il Sudamerica ma a cavallo tra ’80 e ’90 farà “breccia” anche sulle strade italiane. I dati di vendita, tra l’altro, fanno capire come il giudizio sia stato soltanto estetico: n Italia ne sono state vendute 91.560 unità, segno evidente che il pubblico ha comunque apprezzato il pragmatismo dell’auto, in grado di garantire grande spazio a bordo in rapporto alle dimensioni della carrozzeria.
    • Fiat Multipla: non ce ne vogliano da Torino, ma sarebbe impossibile anche non narrare la bruttezza estetica di un’auto che è stata la rivoluzione. Una vera e propria stanza su ruote, la Multipla è stata una monovolume compatta innovativa prodotta dalla casa automobilistica italiana dal 1998 al 2010. Si tratta anche di un prodotto di automotive design che ha ricevuto una certa visibilità internazionale: nel 1999 il Museum of Modern Art di New York ha inserito la vettura nella sua mostra Different Roads come uno degli esempi delle nuove tendenze della motorizzazione di massa. Insomma, ha di certo lasciato il segno.
    • SsangYong Rodius: tutto “odiano” la Rodius, o almeno così sembrerebbe dai sondaggi internazionali. La vettura è stata prodotta a partire dal 2004 ed è stata venduta principalmente in Asia, Europa e in Australia. L’auto è stata disegnata da Ken Greenley, ex direttore del corso di design automobilistico del Royal College of Art di Londra. L’obiettivo della Rodius era di catturare l’essenza degli yacht di lusso ma il risultato è stato controverso tanto che, nel 2005, ha vinto un dubbioso premio per “l’auto più brutta sulle strade” (nel Regno Unito) e la rivista Top Gear Magazine l’ha descritta come una macchina che sembra “presa a bottigliate in una rissa in un pub e cucita insieme da un cieco”. Altro che Yacht di lusso, anche se lo spazio è innegabile.
    • Nissan Cube: un cubo, di nome e di fatto. Sembra una scatola da regalo più che una vera e propria autovettura. È stata prodotta per diversi anni da Nissan, che ha provato inutilmente a migliorarne l’estetica dopo il primo lancio del 2009. Nel 2019 arriva la decisione di ritirarla dal mercato. Ma è ancora possibile vederne esemplari sulle strade italiane. Un problema estetico, però, tutto europeo: non a caso in Giappone, che è la patria delle key car da cui la Cube prende spunto, è stata molto apprezzata con buoni dati di vendita.
    • Alfa Romeo Arna: è stata la meno apprezata tra tutte le vetture mai prodotte da Alfa Romeo nella sua storia. Fu ideata alla fine degli anni ’70 come modello economico per generare grandi volumi, sfruttando il pianale della Nissan Pulsar N12 trapiantandoci la meccanica dell’Alfa Sud. Una scelta pessima e mal riuscita soprattutto per il pubblico. Oltre a essere un modello oggettivamente brutto, l’Arna non ha avuto nessuna gloria nemmeno nel mercato delle classiche, ambito in cui le vetture storiche della casa di Arese sono sempre molto apprezzate. È stata prodotta in soli 53.047 esemplari, dal 1983 al 1987.
    • Audi A2: anche ai marchi migliori la ciambella può riuscire senza buco. È il caso della A2 di Audi che non ha solo un’estetica rivedibile ma è anche stata un flop sul mercato: prodotta in soli 170.000 esemplari in 6 anni, dal 1999 al 2005, prima della chiusura definitiva.
    • Pontiac Aztek: sulla stessa linea della Rodius, la Aztek è finita spesso nelle classifiche delle auto più brutte di tutti i tempi, così definita dal Time, il Daily Telegraph e la rivista The Street durante gli anni. La capacità di carico e gli spazi superiori non bastarono. Equipaggiata con un motore V6 da 188 cavalli, è stata prodotta dal 2001 al 2005 in oltre 104mila esemplari. Il tracollo di vendite degli ultimi anni ha portato l’azienda all’abbandono del progetto. Una sola nota di merito: è tornata di culto negli anni grazie alla serie Breaking Bad, era infatti l’auto utilizzata dal protagonista Walter White, interpretato da Brian Cranston. Nonostante il grande successo della serie, però, non è bastato.
    • Dacia 500: dimenticate la Dacia che conoscete oggi. Prodotta dal 1986 al 1992, spinta da un bicilindrico raffreddato ad aria da 499 cm³ con 30 cavalli di potenza, vantava un consumo di 3,3 litri di carburante ogni 100 km e una velocità massima di 106 km/h. Conosciuta in patria come “Lăstun”, veniva costruita in Romania in piccole quantità, con diversi particolari realizzati in economica, come la carrozzeria. La produzione cessò dopo 6.532 esemplari e la vettura, chiaramente, non è mai stata esportata fuori dai confini nazionali.
    • Seat Fura: una Fiat 127, ma con ancora meno grazia. Se già il suo predecessore non aveva fatto impazzire per estetica, la Fura 127 ci mette il carico: era simile alla sua antenata, la SEAT 127 (che a sua volta era la versione spagnola della Fiat 127, prodotta grazie all’accordo tra le due case), a parte qualche piccola modifica estetica utile per evitare problemi di copyright. La sua produzione è cessata nel 1986.
    • Citroen Ami: disegnata da una matita illustre come Flaminio Bertoni, più che una autovettura sembrò già negli anni ’60 uno scherzo dell’estetica. Più vicina a un’auto dei cartoon futuristici che sarebbero arrivati qualche anno più tardi. Le critiche all’estetica si tramutarono in elogi per quanto riguarda gli interni e la meccanicità, così come la guidabilità. Dotata di motore M4 e potenza da 22 CV, questa vettura poteva arrivare a una velocità massima di 112 km/h, poi migliorata con le versioni successive.

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