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venerdì, 26 Aprile 2024
  • Automotive e la guerra in Ucraina, tragedie e difficoltà

    Automotive e la guerra in Ucraina, complicazioni a catena

    Un conflitto distrugge tutto: vite umane, comunità, case e fabbriche e questo è vero anche per l’automotive e la guerra in Ucraina. Un esempio viene dai componentisti, realtà essenziali per le case automobilistiche che, ormai da lungo tempo, non fanno più in casa tutti i ‘pezzi’ delle loro automobili. Prendiamo i cablaggi dell’impianto elettrico: sono praticamente invisibili (i fili penzoloni sono da evitare come la peste) ma senza di loro è impossibile costruire veicoli, comprese le biciclette elettriche. Non è molto noto ma l’Ucraina è un grande produttore di questi sofisticati insiemi di cavi elettrici – ce ne sono per circa 5 km in un’auto media – e connettori che sono il sistema nervoso delle automobili. A complicare le cose è il fatto che essi sono specifici per ogni modello e quindi non è possibile adattarli a un’automobile diversa. In questo momento molti costruttori stanno cercando produzioni alternative: Audi, per esempio, comunica che il Gruppo VW sta cercando di convincere i fornitori a trasferire la loro produzione di cablaggi, attualmente basata in Ucraina, in altri stabilimenti ma sta anche cercando fornitori alternativi. Questa scarsità di sta sommando alla altre pesanti conseguenze della guerra in Ucraina, fra stabilimenti chiusi e esportazioni bloccate.

    Automotive e la guerra in Ucraina: cercare di resistere

    Anche BMW comunica di essere in “intense trattative per trovare fonti alternative per i suoi cablaggi mentre Stellantis ha già spostato il suo approvvigionamento dall’Ucraina ad altre aree europee, sulle quali ha però mantenuto il riserbo. Sono molti i produttori di cablaggi basati in Ucraina: citiamo la giapponese Fujikura, la francese Nexans e la tedesca Leoni e poi Kromberg & Schubert e Yazaki. Questa concentrazione si spiega con il fatto che l’Ucraina è in posizione favorevole per le forniture di componenti dato che è vicina alle fabbriche delle case automobilistiche europee, è ricca di materie prime e ha manodopera qualificata ma meno costosa di quella dei paesi più a Ovest. Non sono pochi i produttori che hanno stabilimenti anche in altri Paesi con manodopera poco costosa quali Romania, Serbia o Tunisia ma adeguare la produzione richiede l’acquisto di nuovi macchinari per aumentare la capacità, cosa che comporta mesi per l’installazione e costi ingenti. La produzione del martoriato Paese non si è ancora azzerata: un marchio con impianti nell’area ovest dell’Ucraina raccontato, in forma anonima, che il lavoro sta continuando, anche se a ritmo ridotto, durante il giorno mentre si interrompe la notte a causa del coprifuoco. I combattimenti non hanno raggiunto quella zona ma la situazione potrebbe peggiorare e a quel punto anche i camionisti disposti a guidare in quei percorsi diminuirà così come la produzione. Anche le difficoltà degli OEM potrebbero aumentare ulteriormente, basta pensare al fatto che anche un semplice rimorchietto ha il suo cablaggio.

     

    Difficoltà per l’automotive e la guerra in Ucraina

    Queste difficoltà stanno colpendo un settore che era già in difficoltà per la scarsità e l’aumento dei costi di materie prime e prodotti come i chip elettronici. Le vendite di Stellantis sono diminuite del 18% a febbraio, a seguito di Peugeot in calo del 24%, Alfa Romeo a – 23%, Fiat in calo del 22% e Citroen in calo del 19%. Segno meno anche per Jeep (- 7,8%) e Opel mentre DS Automobiles è cresciuta del 13%. Le immatricolazioni del Gruppo Renault sono diminuite del 3,8% con Dacia in aumento del 14% e Renault in calo del 13% mentre Nissan ha perso il 25%. Il gruppo Hyundai ha invece guadagnato un 25%, Hyundai in rialzo del 26% e Kia del 25%. Guadagni stratosferici per Honda – + 68% – e positività per Toyota e Lexus, cresciute del 4,8% e del 3% rispettivamente: i marchi orientali usano pochi cablaggi prodotti in Ucraina. Mercedes-Benz ha guadagnato il 3% e BMW è scesa del 4,4%. Il Gruppo Volkswagen, che ha perso il 12% e vede in positivo solo Porsche (+ 8,1%), ha reso noto che dovrà tagliare le sue prospettive di vendita se la scarsità dei cablaggi si protrarrà per più di 3/4 settimane. Colin Langan, analista di Wells Fargo, ha stimato che il legame fra automotive e la guerra in Ucraina, con la chiusura degli impianti nel paese, potrebbe ridurre la produzione europea di automobili di 700mila veicoli nel primo semestre.

    Nicodemo Angì

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