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giovedì, 18 Aprile 2024
  • Anche la Batmobile ha bisogno di freni Brembo

    Uno dei film più attesi del 2016 è stato senz’altro Batman v Superman: Dawn of Justice (attese in gran parte deluse dalla resa), sequel de L’Uomo d’acciaio. Ed uno degli elementi principali di ogni film che veda la presenza di Batman è sicuramente la sua Batmobile. L’ultima automobile dell’eroe di Gotham City aveva in sé un po’ d’Italia: l’impianto frenante fornito da Brembo.

    La scelta di equipaggiare la Batmobile con l’impianto frenante dell’azienda stezzanese è stata di Dennis McCarthy a cui il regista Zack Snyder ha affidato le cure dell’automobile dell’eroe mascherato. McCarthy, sconosciuto al grande pubblico, è in realtà molto presente nella storia recente del cinema, avendo, con la sua azienda, la Vehicle FX di Sun Valley, modificato o, addirittura, costruito le auto che hanno animato gran parte dei film d’azione (e non) degli ultimi 20 anni. Si va dalla saga di Fast & Furious al recentissimo trionfatore dei Golden Globe La La Land. Ed in molti casi, nello svolgere il suo lavoro, si è affidato ad  impianti frenanti Brembo.

    E, come avvenuto tante volte in passato, McCarthy si è nuovamente affidato all’azienda italiana. Compito non semplice quello di frenare un'auto come la Batmobile, pesante quasi 4 tonnellate e capace di raggiungere i 330 km/h e, nel contempo, permettere agli stuntman di effettuare derapate ed evoluzioni varie.  

    La scelta è caduta su un sistema frenante anteriore-posteriore composto da quattro pinze a sei pistoni che agiscono su quattro dischi flottanti da 380 millimetri di diametro. Per permettere le diverse evoluzioni degli stuntman si è aggiunto un sistema frenante supplementare posteriore composto da due pinze monoblocco a 8 pistoni e utilizzato esclusivamente per il drifting. In questo modo si è permesso allo stuntman di Ben Affleck (il Batman del film) di poter bloccare le ruote posteriori spingendo un bottone, permettendo così di ottenere un risultato analogo nel tirare il freno a mano in corsa.

    Marco Ferazzoli

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