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giovedì, 28 Marzo 2024
  • L’aria che si respira nell’abitacolo? Più inquinata di quella delle città

    “Aria, ti respiro ancora sai, nell’aria…” cantava Marcella Bella negli anni ottanta. Nelle affumicate città lo stesso motivo potrebbe tranquillamente uscirne stravolto, e ci troveremmo a canticchiare dello smog che ci assedia ovunque. Nelle code impazzite dell’ora di punta, nei centri storici, persino nelle campagne. Neanche in auto, sigillati nell’abitacolo, lo smog ci lascia in pace: studi americani dimostrano che l’aria peggiore la respiriamo proprio lì dentro.

    Insomma, secondo Robert Baker presidente della US Indoor Air Quality Association, non ci sarebbe molta differenza tra una camminata sulla tangenziale e un’ora di traffico passata con radio e climatizzatore. Il perché ce lo spiega lo stesso Baker : “L’aria interna non si depura da sola, e chi guida contribuisce a inquinarla di più”.

    Solo pochi automobilisti, infatti, si preoccupano di pulire con regolarità l’abitacolo, di controllare l’impianto di aria condizionata, di pulire o sostituire i filtri logori. Eppure, – si legge nel sito web healthycabin. org. sg appena inaugurato da Baker a Singapore – operazioni del genere sono all’ordine del giorno in aerei, uffici e abitazioni. Ma non in auto, dove i rischi per la salute sono anche maggiori.

    Perché le minuscole particelle tossiche penetrano all’interno dell’abitacolo e si diffondono ancor più velocemente quando il climatizzatore è in funzione senza ricircolo. Particolato, idrocarburi incombusti, monossido di carbonio e di azoto, polveri sottili, sono tutte sostanze nocive, responsabili di cancro e malattie cardiovascolare, che entrano in macchina quando abbassiamo i finestrini o apriamo gli sportelli, oppure quando usiamo la ventola.

    E lo stesso succede ai veicoli più “anziani” dove sono frequenti le perdite. Ma il pericolo non è solo là fuori: a bordo – spiega il sito- non è rara la presenza di agenti chimici contaminanti, di batteri, di muffe e persino di virus “invitati” a bordo dall’amico a cui avete appena dato un passaggio. In ambienti chiusi e senza ricircolo, come gli aerei di linea, il contagio è facile.

    Quando nel 2003 scoppiò la SARS il grande timore, poi divenuto realtà, era la trasmissione rapidissima del virus da una sponda all’altra dell’oceano.
    Il fumo- si sa- danneggia in maniera grave e ancor di più nello spazio angusto di un’automobile, e a poco servono alberelli profumati e diffusori se non a coprire il puzzo del tabacco.

    Per evitare, dunque, che la vostra auto diventi una raffineria, bisognerebbe- stando ai consigli del sito- controllare l’aria condizionata ogni 10 mila chilometri, effettuare la pulizia dei filtri e installarne altri interni o in alternativa dei piccoli depuratori d’aria . Dura la vita dell’automobilista…

    Articolo di Daniele Sparisci pubblicato sul sito repubblica.it in data 21/10/05

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