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venerdì, 19 Aprile 2024
  • Perché le grandi officine stentano a decollare in Italia

    Leggendo l'enciclopedia open source Wikipedia, per rivoluzione viene indicato: "qualsiasi cambiamento radicale nelle strutture sociali come quello operato ad esempio dalla rivoluzione, da quella tecnologica o in particolare da quella culturale come auspicavano gli illuministi nel secolo XVIII con la redazione dell'Encyclopédie”. Partecipando a meeting, leggendo le varie riviste del settore o semplicemente discutendo con gli addetti ai lavori, quante volte avete sentito nominare questa parola?  Di sicuro tantissime, soprattutto in riferimento alle officine generiche, per cui si prevedono e auspicano da tempo importanti cambiamenti. Allora siamo veramente di fronte ad una rivoluzione, o ci vorrà ancora del tempo? Molti analisti annunciano costantemente da circa un ventennio un'importante razionalizzazione, con la conseguente diminuzione drastica del numero delle piccole attività con pochi addetti, a favore di quelle più grandi ed organizzate e magari affiliate con le reti ufficiali degli autoriparatori o con i gruppi d'acquisto. L'introduzione dei nuovi gestionali B2C (Business to Consumer) dovrebbe velocizzare ulteriormente questo processo, grazie al quale le officine generiche hanno la possibilità di cercare autonomamente ricambi e informazioni tecniche della vettura da riparare tramite VIN (Vehicle Identification Number) o targa, senza l'ausilio del ricambista di riferimento. Inoltre è da rimarcare la nascita di nuovi brand tra le reti di officine multimarca che, con strategie di marketing aggressive e costi di gestioni interessanti, attraggono sempre di più le attenzioni degli addetti ai lavori. Nonostante ciò, il numero delle grandi officine presenti sul territorio italiano cresce a ritmi bradipici rispetto agli altri Paesi europei. E peraltro in modo molto disordinato con differenze evidenti tra Nord e Sud. Tralasciando le regioni settentrionali, forse le più avvantaggiate per ovvie questioni economiche, è necessario esaminare in particolare quelle meridionali, colme di micro-officine mono-addetto, di solito poco avvezze alle novità del settore.

    Alcuni dei motivi della lenta crescita delle officine al Sud

    • Età elevata del parco circolante, per cui vengono rimandati o scartati i progetti di efficientamento e crescita dell'officina.
    • Costi elevati per la ristrutturazione o apertura ex-novo;
    • Tasse di assoluto rilievo sulle medio-grandi attività che spaventano gli imprenditori;
    • Affiliazione a reti di autoriparatori ancora non convincente e spesso con obblighi di budget da rispettare;
    • Mentalità imprenditoriale a breve termine;
    • Esborso proibitivo per le moderne attrezzature;
    • Poca confidenza con sistemi informatici;
    • Scarso ricambio generazionale;

     

    Insomma il giro di boa è lungi dall'essere affrontato. Anzi, la strada è decisamente tutta in salita…

     

    Giuseppe Nanula (Blog del Ricambista)

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