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sabato, 09 Dicembre 2023
  • Sorpresa, l’auto elettrica inquina. E molto più di quella a benzina…

    Sorpresa: dopo tanto clamore e tante crociate adesso si scopre che le vetture elettriche o ibride sono assai poco eco-sostenibili. Non solo. Secondo un nuovo studio realizzato dall’American Chemical Society e intitolato “The Water Intensity of the Plugged-In Automotive Economy”, la produzione di elettricità per questi motori potrebbe addirittura triplicare il consumo di un bene tanto prezioso quanto tragicamente scarso in alcune regioni del mondo, l’acqua.

    La ricerca ha preso in esame l’impiego, il consumo e il prelevamento d’acqua sia nel caso del processo di produzione del petrolio, sia nel caso della produzione di energia elettrica. I risultati parlano chiaro: per ogni miglio statunitense (circa 1.809 metri) percorso con un veicolo a motore elettrico si consuma una quantità d’acqua quasi tre volte superiore a quella consumata con un motore a benzina, circa 1.2 litri contro 0.2-0.5 litri.

    Insomma, se nel 2005 tutte le automobili degli Stati Uniti fossero state elettriche o ibride, secondo calcoli dei ricercatori, si sarebbero consumati all’incirca 3.24 miliardi di litri d’acqua. Una bella differenza rispetto ai 950 milioni di litri presumibili se, al contrario, tutte le auto avessero avuto un motore tradizionale. Ma c’è di più. Anche la rivista Science ha contribuito a questo dibattito critico sulle nuove fonti di energia con l’articolo di Jorn Scharlemann e William Laurance (How Green Are Biofuels?) i quali documentano il danno ambientale provocato da alcuni biocombustibili: su 26 fonti analizzate, ben dodici sembrano avere un impatto ambientale fino a cinque volte maggiore della benzina, per via della grande quantità di Co2 rilasciata durante la produzione. E, sorpresa delle sorprese, di questa rosa di imputati sembrano far parte proprio i biocombustibili più importanti: l’etanolo prodotto dal grano e dalla canna da zucchero e il diesel di soia e da olio di palma. Senza contare i danni delle deforestazioni causati dalla necessità di far spazio alle coltivazioni.


    Articolo pubblicato sulla Repubblica in data 17/03/08

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