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martedì, 16 Aprile 2024
  • Veicoli industriali: far leva sulla rete per spingere il settore

    DI STEFANO BELFIORE

    Fare rete può dare la giusta linfa vitale per rafforzare il settore italiano dei veicoli industriali. E dunque il parallelo universo dell’aftermarket. Ne è convinto Riccardo Buttafarro (nella foto), coordinatore Area Mercato Autocarro di Anfia-Aftermarket. Costituitosi di recente (aprile 2014), il neo organismo, una delle ramificazioni del Gruppo Ricambi afferente all’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, ha già un successo, registrando nuove adesioni che vanno ad infoltire le attuali iscrizioni.

    Un settore, quello dell’autocarro, che dopo gli anni bui della crisi, sembra ora risalire. E sul futuro Buttafarro, profondo conoscitore del comparto e per circa 13 anni alla guida della sezione Anfia-Aftermarket,  si dice ottimista, auspicando l’inizio di un ciclo virtuoso.

     

    Partiamo dall’attualità. E precisamente da Autopromotec 2015. Qui il 22 maggio si terrà il primo meeting nazionale sui ricambi dei veicoli industriali promosso dal suo Gruppo. In sintesi, di cosa si parlerà?

    L’incontro che abbiamo organizzato prevede un ricco e qualificato panel di relatori che dibatteranno su diverse tematiche. In sostanza, faremo un focus iniziale sulla situazione che vive e respira il comparto di settore, analizzando dinamiche e criticità odierne. Inoltre, accenderemo i riflettori sulla  ristrutturazione della rete del post-vendita truck in Italia e sulla riorganizzazione e politica distributiva in Italia. Asse tematico che sarà analizzato dalla Cnh Parts & Service e dalla business unit After-Sales Trucks di Mercedes-Benz Italia. Nella cornice del meeting troverà spazio anche l’esame dei ricambi rigenerati nel panorama europeo  affidata a Wabco Automotive Italia. Infine non mancheremo di evidenziare i progetti futuri su cui il Gruppo, che coordino all’interno di Anfia, intende muoversi.

     

    Il summit di Anfia calerà, dunque, la lenta analitica anche sullo stato di salute che vive il comparto dell’autocarro. Qual è la sua performance attuale?

    E’ bene, innanzitutto, precisare che l’autocarro, ed ovviamente il suo aftermarket, è un mondo diverso rispetto all’universo dell’auto ed autoricambio. Si tratta di un ramo, intendo l’autocarro,  popolato da professionisti. Con la grande crisi economica, di qualche anno fa, che ha colpito, come sappiamo, tutti i settori, tra cui edilizia ed industria, il trasporto su gomma ha subìto un duro contraccolpo, registrando un crollo iniziale di ricambi intorno al 30, 40 per cento. Poi, però, c’è stato un graduale recupero. Il settore si è ristrutturato, alcuni player sono scomparsi e gli operatori rimasti sono diventati più forti. Oggi, il mercato non è certamente tornato ai livelli pre-crisi. Ma, nell’ultimo biennio, ha dato degli importanti segnali di risalita. E questo mi fa ben sperare.

     

    Che aspettative nutre per il futuro?

    Sono fiducioso che inizi un ciclo virtuoso. Anche il quadro delle politiche economiche, nazionali ed europee, dà in tal senso dei segnali incoraggianti. Penso, ad esempio, al rinnovo del parco autobus. Un segmento del settore, ma che può alimentare il take off del comparto.

     

    Prima ha evidenziato come il mercato dei ricambi per i veicoli industriali sia differente rispetto all’aftermarket auto. Quest’ultimo anticiclico rispetto alla congiuntura economica. E’ così anche per il mondo che dagli autocarri arriva fino ai semirimorchi?

    Sulle dinamiche del mercato dell’autoricambio mi trova d’accordo a metà. Mi spiego. E’ vero che, in un momento di crisi, la gente non compra l’auto con un conseguente aumento dell’anzianità del parco macchine circolante. Quindi la manutenzione del veicolo risulta quanto mai indispensabile. Questo però non vuol dire che il settore in questione non risenta dei problemi che affiggono il sistema in una fase in cui l’economia non va bene. Si flette anch’esso. Anche se contiene meglio la crisi rispetto agli altri segmenti. Di contro, l’autocarro, invece, in un periodo di crisi, accusa notevolmente l’onda durto. Nel senso che non gira proprio e dunque non consuma pezzi di ricambio. A questo si aggiunge anche un fenomeno di cannibalizzazione dei prodotti.

     

    Nel mondo generale dell’aftermarket si assistono, sempre più frequentemente, ad accordi e partnership aziendali. La cronaca degli ultimi mesi ci restituisce diverse sinergie.  E’ questa, secondo lei, una delle strade da seguire per dare maggiore slancio al settore dei veicoli industriali?

    Senza dubbio. E’ una direttrice che può dare una virtuosa linfa vitale. Quello che vedo ed assisto in questo settore, è la nascita di reti più a carattere locale che nazionale. Relazioni fondamentali che generano economia e che danno una buona spinta verso la crescita.

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