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venerdì, 29 Marzo 2024
  • Ricambi d’auto falsificati, combatterli è una battaglia di qualità e civiltà

    DI STEFANO BELFIORE

     

    Ben 1500 posti di lavoro che si sarebbero avuti in più nei canali di produzione ufficiali e  51 milioni di imposte indirette non versate, considerando anche l’indotto. Sono i danni socio economici correlati alla contraffazione delle parti di ricambio d’auto. Ad evidenziarli è Fabrizio Guidi (nella foto), presidente di AsConAuto. Nata nel 2001, l’Associazione Nazionale Consorzi Concessionari Auto, combatte questo fenomeno con un’azione capillare ed incisiva tesa allo sviluppo ed alla promozione del ricambio originale che è sinonimo di qualità. Una piaga, quella dei ricambi falsificati, di cui purtroppo non è esente il nostro Paese. E dove il giro d’affari supera il tetto dei 13 miliardi di euro. Un dato che misura lo spessore di un problema che, oltre ad arrecare un grave colpo a chi opera in maniera sana e pulita nel settore aftermarket, mette in serio pericolo la sicurezza del veicolo e di chi sta a bordo. Secondo il numero uno dell’Ente no-profit, è necessario sensibilizzare anche compratori ed utenti finali. In che modo?  Ad esempio . “evitare – sottolinea Guidi – di comprare prodotti troppo economici perché sono testimonianza di bassa qualità. Rivolgersi sempre a venditori autorizzati che offrono le necessarie garanzia sui prodotti. Controllare sempre le etichette dei prodotti che si acquistano. E verificare, la presenza delle indicazioni di origine e del marchio”.

     

    Presidente Guidi, il settore dell’auto è uno dei comparti maggiormente colpiti dal fenomeno della contraffazione delle parti di ricambio. Una ricerca del Censis ha evidenziato in Italia un valore di mercato pari a 120 milioni di euro, tale da interessare ben il 15 per cento dei ricambi venduti annualmente in Europa. Seppur disciplinato da una normativa nazionale abbastanza dettagliata, come mai, a suo avviso, si registra questo forte trend?

    Limitando l’analisi ai dati nazionali aggregati di Guardia di Finanza ed Agenzia delle Dogane, in termini di numero di sequestri si evidenzia una variazione 2012-2008 pari a quasi il più 40 per cento per il totale delle violazioni citate. I dati parlano del 60 per cento di provenienza cinese, 25 per cento dagli Emirati e 7 per cento da Hong Kong. Un dato che testimonia, purtroppo, di come le maglie del malaffare non risparmino nessun settore. E il mercato dei ricambi nel nostro Paese è assolutamente appetibile, arrivando ad oltre 13 miliardi. Ma la crisi di questi anni ha anche fortemente ridotto la manutenzione dei mezzi e anche aperto strade  pericolose nell’accesso a particolari a basso costo e senza garanzie.
     

    La mission dell’Associazione che presiede è quella di contrastare questa piaga con lo sviluppo delle vendite dei ricambi originali. A tal proposito, che iniziative sono state messe in campo?

    Noi ovviamente operiamo da sempre per la promozione del ricambio di qualità. Lo facciamo con grande sacrificio dei nostri soci concesionari che si sono consorziati per fornire agli autoriparatori un servizio puntuale e una consulenza sulle caratteristiche del ricambio originali, ivi compresi corsi per  verificare le differenze fra ricambi originali e no. Una battaglia che percorriamo anche sulle pagine della rivista Asconauto Informa che arriva ad oltre 15000 autoriparatori. E ovviamente cerchiamo di allargare sempre di più la nostra presenza sul territorio nazionale, isole comprese.

     

    Quali sono rischi di un pezzo di ricambio contraffatto per il veicolo e per chi lo guida?

    I principali rischi sono legali alla qualità dei materiali e alle verifiche in sede di produzione. I materiali originali sono progettati e prodotti con livelli di verifica e controllo molto alti. Non utlizzarli e sostituirli addirittura con ricambi contraffatti, non solo mette a rischio l’integrità del veicolo, ma la salute di chi guida o occupa il veicolo. Ed anche di chi si trova sul percorso del veicolo stesso, che non potrà certo sperare nella certezza della tenuta in frenata, del controllo antisbandamento, delle misure di tutela crescente verso i pedoni.
     

    Ed invece per chi li produce e li vende, quali sono le attuali sanzioni ammnistrative e penali previste dalla nostra legge?

    Mi risulta che vi siano sanzioni pecuniarie per chi acquista e distribuisce ricambi contraffati con multe da un minimo di 200.000 fino ad un milione di euro, oltre ad essere chiamati a risponderne in termini di responsabilità civile e penale. Mentre la contraffazione è punita con sanzioni pecunianrie ma anche penali che possono arrivare fino a 4 anni di reclusione.

     

    Cosa deve essere fatto per arginare maggiormente questa situazione? Insomma, che azioni, secondo lei, vanno messe in campo?

    Esiste un “Osservatorio Nazionale sulla contraffazione”  che sensibilizza e sorveglia il settore . I casi possono essere segnalati mandando una mail ad anticontraffazione@mise.gov.it  oppure al fax +39 0647055750. Ma occorre anche sensibilizzare compratori e utenti.
     

    Su quali aspetti?

    Bisogna ricordare che è sempre bene evitare di comprare prodotti troppo economici perché sono testimonianza di bassa qualità. Occorre, poi, rivolgersi sempre a venditori autorizzati che offrono le necessarie garanzia sui prodotti. Controllare sempre le etichette dei prodotti che si acquista. Verificare, ancora,  la presenza delle indicazioni di origine, del marchio CE ed altro. Inoltre, è necessario controllare che le confezioni e gli imballaggi siano integri, con i dati del produttore. Ed infine, prestare sempre attenzione agli acquisti di prodotti su internet, soprattutto quando non sia prevista la possibilità di verificare la merce ed ventualmente di restituirla. Ma mi consenta di porre l’accento anche su un altro problema.
     

    Quale?

    Mi riferisco ai danni socio economici legati alla contraffazione che sono calcolabili e di cui non si può esser complici. Si tratta di  1500 posti di lavoro che si sarebbero avuti in più nei canali di produzione ufficiali e di 51 mlioni di imposte indirette non versate, considerando anche l’indotto. Una battaglia che va fatta anche per la qualità che è sempre stata una ricchezza del nostro Paese sia a livello ambientale che produttivo. Pensiamo a chi la rappresenta nel settore automotive.  Un battaglia che diviene anche di civiltà quando ci sono di mezzo salute e sicurezza su cui non possiamo accettare compromessi.

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