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Sappiamo bene quanto sia importante il mercato delle automobili usate, in Italia e anche negli altri Paesi. Prendiamo il mese di maggio (a giugno le cose sono andate similmente, con 123 trascrizioni ogni 100 immatricolazioni): i dati ANFIA dicono che, seppur in rallentamento rispetto ai mesi precedenti, il mercato dell’usato in Italia è cresciuto rispetto al 2016. Le trascrizioni al PRA sono infatti in crescita, rispetto al 2016, del 3,1 per cento. Ogni 100 nuove immatricolazioni sono state fatte 123 volture mentre il dato dei primi 5 mesi è ancora superiore, valendo 100 a 137. La tendenza non cambia e i numeri sono anzi ancor più importanti considerando altri Paesi. Nel mese di maggio in Francia ci sono state 191 mila immatricolazioni e ben 481 mila volture (+ 5% rispetto al 2016) e gli stessi dati del floridissimo mercato tedesco parlano di quasi 324 mila immatricolazioni e 639 mila passaggi di proprietà.
Usato, ti ringrazio!
Sappiamo bene come l’usato sia un terreno fertile per l’aftermarket: non solo i veicoli usati hanno bisogno di più manutenzione rispetto a un esemplare nuovo ma i proprietari tendono a ricorrere meno alle reti ufficiali. Autopromotec ha analizzato diversi dati e le conclusioni sono interessanti. La Second Hand Economy, per esempio, nel 2016 è valsa 19 miliardi di euro, 1 in più rispetto al 2015: numeri importanti, rilevati da Doxa per il sito Subito.it. È appena il caso di dire che le auto usate sono una componente importantissima di questo mercato, “pesando” da sole il 26,9 per cento del valore totale. Se aggiungiamo il fatto che il 15 per cento degli italiani compra online ma la percentuale sale molto nell’acquisto di auto usate, si delinea bene il doppio binario nel quale il ricambista aftermarket può far viaggiare il suo treno commerciale. Del resto fra le cose che i piccoli ricambisti possono fare per vendersi meglio, c’è anche l’aprirsi alle app e ai servizi web.
Settori che tirano
L’usato alimenta ovviamente sia l’aftermarket sia le reti autorizzate delle Case ma si tratta di un mercato gigantesco che offre opportunità a chi le sappia vedere e cogliere. Un’analisi di GiPa Italia, che fa ricerche sul post vendita dell’automotive, stima che i ricambi in Italia sono valsi circa 12,6 miliardi di euro nel 2015 mentre secondo l’Istituto Ifh di Colonia componenti, ricambi, accessori e pneumatici hanno mosso 218 miliardi in Europa nello stesso anno Fra i gruppi più attivi si segnalano in particolare carrozzeria, componenti del motore, l’undercar e ricambi elettrici ed elettronici. È proprio a questi ultimi settori che occorre prestare molta attenzione, come specificato dal country manager di GiPa Italia Marc Aguettaz nell’intervista concessa a Inforicambi durante Autopromotec 2017. Aguettaz stima che fra 5 anni il parco italiano sarà ancora piuttosto anziano, con la metà delle auto che avrà più di 10 anni. Questo vuol dire che ci saranno ancora ottime automobili Model Year 2008/9/10, indubbiamente moderne ma prive di connettività e sistemi ADAS quali la frenata e il sistema di mantenimento della corsia automatica. Il ricambista aftermarket dovrà confrontarsi con loro e, contemporaneamente, con gli arrembanti modelli di oggi/domani connessi alla rete, dotati di una qualche capacità di guida autonoma e magari capaci di “dialogare” fra di loro. Veicoli sofisticati, quindi, ma anche le “nonnette” potrebbero dotarsi di funzioni di connettività magari retrofit, come ha fatto Ford con il modulo SmartLink da inserire nella presa diagnosi. Continuerà poi ovviamente ad essere presente il settore delle auto d’epoca, in grado di coniugare la passione dei collezionisti con le attività professionali dell’aftermarket. Come sempre accade, se le previsioni sono incerte, la preparazione al nuovo che verrà (i veicoli elettrici puri avranno molte meno esigenza manutentive e di sostituzione di pezzi) è possibile. Anzi doverosa per rimanere competitivi sul mercato.
Nicodemo Angì
