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mercoledì, 24 Aprile 2024
  • Ricambista e tuning: una passione che conviene

    L’icòna cinematografica del “tuning” italiano è tutta in un film–cult, “Altrimenti ci arrabbiamo” con Terence Hill e Bud Spencer: l’escort modificata, il Dune BuggyPuma”, le moto. Tutto un corollario di pezzi elaborati e personalizzati a puntino. Quel film ha segnato la cultura del fare film in Italia. Meno fortunata è stata finora, invece, la carriera del “tuning” auto nel nostro Paese.

     

    Facciamo solo un confronto con la tanto richiamata Germania. E più in generale, dove il tuning gira bene, anche il mercato auto dà segni di prolungata salute. Siete d’accordo?

    La riflessione su un settore di mercato che in Italia darebbe lavoro a tanti parte dal fatto che in Italia la parola "tuning" è stata finora qualcosa da esorcizzare. Motivi? In primo luogo il timore della “irregolarità”. Nel Paese dove leggi, regolamenti, circolari, sentenze giudiziarie e quant’altro affollano il “Codice della Strada” al punto che qualunque pattuglia in posto di blocco, girando per bene intorno alla nostra macchina ferma, potrebbe trovare appiglio per almeno una collezione di multe, è chiaro che girare con pezzi e prestazioni modificate sulla propria auto genera sempre un po’ di suggestione. E poi, fino a poco tempo fa, l’elaborazione di un’auto era vista dal mercato non come valorizzazione della stessa ma come elemento di mera coreografia e svalutazione.

     

    Cosa prescrive la legge italiana in tema di tuning

    Eppure anche se in misura molto accennata, in Italia si torna a “elaborare”. In che modo? Intanto, grazie ad alcuni passi avanti fatti dalla normativa italiana  in sommaria scaletta, ricordo fin dalla Circolare del 24 novembre 1997 che chiariva finalmente le possibilità di intervenire sugli scarichi “originali” come inquadrati dal Dlgs 285 del 30/04/1992; per poi passare alla possibilità di applicazione delle pellicole sui cristalli delle auto, via via passando per le parabole luci estetiche. Infine nel 2013 sono arrivate norme atte ad inquadrare uso e montaggio di pneumatici e cerchi diversi,  con criteri specifici, rispetto alle indicazioni del libretto.  Da questo si è tornati ad una elaborazione estetica e cromatica delle carrozzerie con adozione (principalmente) di gruppi luce elaborati, profilature e appendici, cerchioni, verniciature particolari. Questi interventi ovviamente hanno investito soprattutto le auto acquistate nell’usato, grazie anche alla crescita che il settore sta avendo sul mercato. Ciò ha portato, tra l’altro, al ritorno ad una produzione di qualità per moltissimi accessori e parti elaborate, senza i rischi che anni fa si correvano per l’incertezza sul prodotto elaborato acquisito: non dimentichiamo che “tuning”, inteso come valorizzazione anche intrinseca della propria auto, significa la canalizzazione di un mondo di gadget, accessori ed applicativi elettronici e connessi in rete.

     

    Il business per il ricambista

    Tutto questo riveste una questione di un certo peso anche per il ricambista. Infatti le domande che un imprenditore  potrebbe porsi, data la redditività ed i margini che interessano la distribuzione commerciale del tuning auto, sono ad esempio: quanto questo fenomeno crescerà nei prossimi anni in un Paese dove il tuning non attecchiva da tempo?. O quale può essere il ritorno di immagine e commerciale di un interesse dell’impresa verso i tanti eventi che il mondo del tuning propone (come raduni, fiere, mercati)?. Ed ancora, quale potrebbe essere l’apporto in termini di conto economico derivante dall’offrire una sostanziosa gamma di prodotti e servizi tuning nel rispetto ovviamente della massima qualità e garanzia verso l’acquirente finale?. Tenendo anche conto, e non si tratta di un aspetto secondario, che il tuning può diventare anche una chiave di marketing per convogliare il cliente automobilista privato verso il punto vendita, agevolando al ricambista l’approccio e l’auspicata fidelizzazione con un soggetto finora “trascurato” nei processi di business. Ma, che sempre più, a causa anche del maggior ricorso al web e alla consapevolezza di avere uno spettro di offerta vastissimo, porta l’automobilista privato ad essere protagonista anche dell’acquisto del ricambio da destinare all’assistenza.

     

    Riccardo Bellumori

     

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