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giovedì, 25 Aprile 2024
  • C’era una volta il ricambio griffato

    Vi ricordate una volta? Non esisteva internet, ma neppure la moda “Guida per due anni e poi decidi”. La selezione dell’auto ideale era fondamentale perché in caso di “toppa” clamorosa il proprietario avrebbe dovuto tenere comunque la sua scelta sbagliata per diversi, troppi, anni. Inoltre comprare un’auto nuova od usata presentava da sùbito due mondi contrapposti, tra chi “poteva” e chi “si accontentava”. E molto spesso chi comprava un usato, un po’ per ridurre la distanza “araldica” con i proprietari di nuovo e un po’ per consolazione, tendeva a “personalizzare” la sua amata.

    Dimmi che ricambio montavi, ti dico che auto avevi….

    autoricambiE così, tra profili cromati aggiuntivi applicati sui parafanghi (per raccordare le gomme maggiorate montate sui cerchi in lega speciali), ammortizzatori e freni “racing”, ammortizzatori, marmitte speciali, fanali anteriori aggiuntivi, sedili anatomici con volante e pomello del cambio serie “Rally”. Ed infine, aprendo il cofano, batterie di carburatori e filtri aria che sembravano espiantati da una macchina da pista. Oppure, il limite opposto e con un minimo impegno economico, ci si limitava alle modanature in gomma lungo le fiancate, ai copri sedili speciali ed all’impianto auto radio professionale. Badate bene: il tuning non si chiamava neppure così perchè era una pratica talmente comune che a risultare “alternativo” era chi teneva la sua auto usata completamente originale.

     

    Tutta colpa del ciclo di sostituzione programmata?

    auto usateE, non ci crederete, quella serie di modifiche che stravolgeva in tutto o in parte struttura e indole dell’auto, il più delle volte non solo rappresentava la personalità del suo proprietario. Ma coglieva l’entusiastica approvazione del potenziale acquirente che vedeva in quelle modifiche un valore aggiunto rispetto all’impegno di spesa. Per questo motivo, cercando tra gli annunci di vendita dell’epoca si trovavano più parole spese per i marchi e le “griffe” di freni, ammortizzatori, carburatori, gomme, etc ; che non per le caratteristiche fondamentali dell’auto in offerta. Dalla fine degli anni ’80, tuttavia, complici le “tagliole” ambientali (ad esempio : Euro1,2,3,…)  e di sicurezza (e a causa anche di una forte resistenza degli stessi dealer che, pur di non intaccare il famoso “valore di Buy Back” dell’auto originale, si condannavano sostanzialmente al mancato guadagno derivante dalla vendita di accessori e parti speciali in aggiunta all’auto uscita dal Concessionario) la moda di sostituire parti originali con prodotti speciali, anche di ottima fama e qualità,  aveva decisamente perso appeal.  Per cui sul mercato il compratore si doveva rassegnare a trovare sul mercato “solo” macchine uguali tra loro, diverse esclusivamente nell’anno e nel chilometraggio. E questi ultimi due parametri, unitariamente al famigerato “valore Eurotax” diventavano il discrimine unico per determinare il valore di vendita dell’usato. Perchè su tutto, compresa la passione, prevaleva l’obiettivo della “sostituzione programmata”. Per cui nessuna incertezza, nessuna variazione sul tema, pur di avere il minimo rischio.

    Ricambi di prestigio: si cambia rotta?

    ricambistaA quanto pare, dalla più grave crisi economica del dopoguerra qualcosa è cambiato. E mentre il concetto di brand sembra perdere smalto a beneficio di un iniziale ritorno alle “Griffe” e serie speciali di modelli e motorizzazioni, il mercato auto si trova di fronte alla necessità di immettere sulle strade una quantità industriale di auto immatricolate da dealers e noleggiatori, frutto della degenerazione fiscale determinata dal “Maxi Ammortamento”.  A fronte di questo, la ordinaria massa di auto in offerta da parte di privati non ci sta a perdere la battaglia con le “Km Zero” o con le “Ex Noleggio“.  Per far distinguere meglio la loro auto usata rispetto alla concorrenza, molti proprietari già stanno pensando e sempre più converranno di rivolgersi al mercato dell’accessorio di rango (ammortizzatori, filtri, freni, cerchi e gomme, ma anche autoradio e interfacce elettroniche) imitando anche se molto alla lontana il comportamento e le usanze che ho descritto all’inizio dell’articolo. Per questo credo che la politica e la strategia commerciale del ricambista deve di nuovo focalizzarsi non solo sul semplice “tuning” in offerta “fredda” presso il punto vendita. Ma può e deve crescere una sensibilità commerciale e culturale per diventare a sua volta interfaccia e punto di informazione per l’automobilista circa i brand, le soluzioni e le novità di settore di riferimento, così da stimolarne di nuovo il desiderio di rendere “unica” la sua auto con il montaggio di ricambi “di grido” e prestigio. Anche perché, almeno questo teniamolo bene a mente, sul ricambio/accessorio  “griffato” i brand italiani hanno fatto davvero la storia.

     

    Riccardo Bellumori

     

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