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venerdì, 19 Aprile 2024
  • Ricambi Auto, perché contraffazione non fa rima con punizione?

    Il tema della contraffazione commerciale ed industriale è di perenne attualità.  Soprattutto in Italia, dove i costi di manutenzione e logistica sono suscettibili di potenziali  incrementi esponenziali. E non solo in Italia, visto che un “tempio” della promozione del mondo aftermarket come Automechanika di Francoforte è alla fine approdato anche nell’esotica Dubai, proprio a riprova che il business dell’autoriparazione e della componentistica diventa sempre più strategico.

    L’illegalità ha trend in continua crescita. Ma le sanzioni?

    autoricambiChe si tratti di contraffazione totale oppure di certificazione e qualità, dove dunque si può presumere il coinvolgimento di una vera e propria filiera illegale, fino alle contraffazioni “di maniera” (ad esempio la falsificazione casareccia del meccanico che propone per originale il ricambio che non lo è…..), quello dei ricambi taroccati in Italia vive una perenne primavera, nella quale pur tuttavia la montagna normativa e sanzionatoria (come sempre di forte impatto, solo sulla carta) non fa che partorire topolini, visto che a fronte di rischi come il diniego di revisioni ed omologazioni, oppure addirittura di varie sanzioni amministrative, oltre che del reato di ricettazione e/o incauto acquisto, il fenomeno sembra non trovare argini. Per questo, ancora oggi gli automobilisti rischiano di montare sulla propria auto ricambi “tarocchi” sule componenti frenanti, su frizioni, su parti elettriche ed elettroniche, e addirittura su parti in gomma/plastica e sulle più vitali cinghie.

    I protocolli di controllo. Senza contare l’elettrico

    In un precedente articolo su questa piattaforma abbiamo ipotizzato un protocollo di filiera visto come un osservatorio pubblico, un protocollo di tracciabilità e un codice di trasparenza in ambito retail. Tuttavia, al di là delle proposte futuribili, esiste già un sistema, definito S.I.A.C. (Sistema Informativo Anti Contraffazione) attivato dal Ministero dell’Interno e gestito dalla Guardia di Finanza. Il problema, tuttavia, è che per contrastare la contraffazione non serve solo agire dal lato della “repressione”. Ma il problema dei provvedimenti “a posteriori” in ogni settore merceologico è sempre quello che le innovazioni corrono sempre più veloci dei controllori e delle sanzioni. Pensiamo solo al caos che potrebbe precipitare sul settore in tema di componentistica legata alle auto elettriche (visti i costi prevedibili) ed al ritardo potenziale delle conseguenti piattaforme di controlli e sanzioni.

    Dove non arriva la punizione arriverà il vantaggio?

    Allora per porre in essere un contrasto efficace ed anche attuale alla contraffazione, occorre intervenire anche sul versante della “motivazione”. Cioè sarebbe opportuno coinvolgere i consumatori finali e gli intermediari commerciali attraverso misure di incentivazione all’adozione di pratiche commerciali corrette. Ad esempio, a quando un sistema interessante di detrazione del costo di manutenzione e di acquisto ricambi nella cura del parco circolante a vantaggio dei proprietari di automobili? Sappiamo tutti molto bene che questa possibilità ridurrebbe di parecchio l’evasione fiscale, agevolerebbe l’emersione di lavoro nero e consentirebbe di tracciare la bontà degli interventi e della componentistica montata sulle auto sottoposte a manutenzione. A quando un percorso di fidelizzazione (realizzabile ad es. attraverso Bonus) che punti a legare il cliente finale alle piattaforme commerciali “ufficiali” (Punti Vendita di ricambi auto o piattaforme di e-commerce certificate) piuttosto che a dirottarlo su sistemi di vendita poco tracciabili?

    Riccardo Bellumori

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