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martedì, 16 Aprile 2024
  • OBD e codici: l’Europa apre all’aftermarket

    MeccanicoLa questione dei dati delle automobili sta diventando sempre importante, visto che investe molteplici aspetti: alcuni dei quali piuttosto delicati perché connessi anche alla privacy. Le auto connesse, per esempio, già oggi inviano moltissimi dati: sui percorsi della navigazione, sulle condizioni della guida e, se l’auto è elettrica, anche sulle ricariche e il livello della batteria. La massa dei dati è destinata ad aumentare esponenzialmente (si parla di TeraByte al giorno, quanto basta per riempire l’hard disc di un portatile) con i veicoli autonomi: sappiamo infatti che essi condivideranno anche molte informazioni sull’ambiente circostante. Il perché di questa “loquacità” è presto detto: i veicoli autonomi svilupperanno in pieno il concetto di comunicazione V2X, ossia Vehicle to… qualunque cosa!

     

    Dialogo a più voci

    DialogoI casi possibili sono diversi: l’auto chiacchierona metterà sul cloud la presenza di un cantiere di lavori stradali o condizioni meteo avverse, senza dimenticare l’aggiornamento real time delle mappe di navigazione. Possibile sarà anche la comunicazione con le infrastrutture: il semaforo annuncerà che il rosso sta arrivando, la tangenziale si scuserà perché una sua corsia è chiusa per un incidente e così via. Le informazioni correranno anche fra i veicoli, grazie a reti wireless ‘costruite al momento’. In questo modo sarà possibile propagare informazioni locali, ad esempio la presenza di un ostacolo in carreggiata, anche in assenza di accesso al web. Tutto questo è molto interessante e permetterà di aumentare la sicurezza e la fluidità della circolazione ma perché parlarne in un sito dedicato ai professionisti dell’aftermarket ?

    I dati negati

    La domanda è lecita, la risposta è semplice: queste appariscenti applicazioni rivolte al consumatore nascondono uno strato ‘profondo’ che moltiplica all’ennesima potenza la trasmissione dei dati di servizio dell’automobile. La questione è cruciale: se già oggi l’autoriparatore indipendente, che nel frattempo ha visto prorogati i termini entro i quali deve diventare meccatronico, a volte non riesce a spegnere la temuta spia di avaria motore, cosa succederà quando i dati necessari al servicing saranno moltissimi e per giunta caricati sul cloud? Un recente Proposition Paper dell’Associazione dei costruttori europei, l’ACEA, parlava di Extended Vehicle e dei relativi dati di servizio caricati anche sul cloud seguendo il protocollo ISO 20077. Secondo ACEA l’accesso ad almeno una parte di questi dati dovrebbe essere a pagamento ma i costruttori potrebbero comunque riservarsi delle ‘aree riservate’. È opportuno ricordare che il legislatore comunitario, con il regolamento 2015/758/EU, ha dato indicazioni per la creazione di una ‘piattaforma interoperabile, standardizzata, sicura, aperta e ad accesso libero per eventuali future applicazioni o servizi a bordo del veicolo’. Le associazioni dell’aftermarket sono ovviamente d’accordo e spingono per una piattaforma aperta europea che possa liberare le potenzialità delle auto-connesse, esaltate da una soluzione alternativa a quella dei Costruttori e potenzialmente in grado di garantire “libertà” agli operatori e agli automobilisti.

    Aprire e standardizzare

    Data sharing autoricambiQuesta piattaforma si chiama Open Telematic Platform (OTP) e andrebbe quindi nella direzione indicata dal legislatore: lo scopo è garantire un accesso diretto (bypassando quindi i server delle Case), in tempo reale e libero ai dati. Si tratta di una sorta di “parificazione” che potrebbe mettere le officine autorizzate e quelle indipendenti sullo stesso livello e sarebbe facilmente standardizzabile, come richiesto dall’Europa. Inviare i dati sul cloud, poi, potrebbe essere l’anticamera all’eliminazione della porta diagnostica OBD, un’interfaccia che sta supportando i riparatori e le assistenze ufficiali da circa 25 anni. In effetti tutti i veicoli che permettono l’accesso ai loro dati da remoto (ad esempio per verificare il livello del carburante) hanno necessariamente a bordo una carta SIM (o un dispositivo con le stesse funzioni) per il collegamento al web via reti telefoniche. E questo potrebbe eliminare il celeberrimo connettore OBD perché i dati sarebbero trasmessi in tempo reale ai server delle Case. Con questi presupposti sono apparsi più che giustificati i timori espressi, ad esempio durante i convegni di Autopromotec 2017, dal presidente di CNA Autoriparatori Franco Mingozzi e da Alessandro Angelone, presidente di Confartigianato Autoriparazione, che si è anche dichiarato perplesso sulle modalità con le quali si è introdotto l’obbligo di diventare meccatronici.

    Purché non rientri dalla finestra

    Libertà nell'autoriparazioneLa situazione sembra essersi recentemente sbloccata dato che, come comunicato da EGEA, è stato raggiunto un accordo fra la presidenza estone del Consiglio Europeo e il Parlamento Europeo finalizzato alla riforma delle conformità e alla sorveglianza del mercato. Questa bozza di intesa contiene importanti chiarimenti riguardo all’accesso dei dati di riparazione e manutenzione, dei veicoli, definendo il connettore OBD come un ‘canale di comunicazione vitale’ anche per i riparatori indipendenti che magari si troveranno a dover tarare dei sofisticati ADAS. Notizie positive che non devono però far abbassare l’attenzione: il presidente di EGEA, Jaume Berenguer Baguès, ha infatti commentato che: “il mantenimento del connettore OBD ‘aperto’, persino quando il veicolo è in movimento, dimostra che l’Unione Europea ha la volontà di supportare una ‘sana’ competizione, l’innovazione e l’esistenza degli imprenditori privati nel settore dell’aftermarket automotive. I nostri associati salutano quindi con soddisfazione queste linee guida che vanno anche a favore del potere di scelta dei consumatori. Notiamo però che i costruttori hanno iniziato a rilasciare nuove specifiche, come certificazioni elettroniche proprietarie che impongono l’uso di strumenti Original Equipment e impediscono l’accesso ai dati della porta OBD da parte degli operatori indipendenti. Questo tipo di azioni vanno contro le linee guida recentemente enunciate e richiedono ulteriori azione da parte delle istituzioni europee. La Commissione Europea dovrà quindi dotarsi di strumenti per portare avanti le sue recenti decisioni e assicurare l’accesso dei dati dei veicoli per permettere la concretizzazione dell’innovazione digitale del settore”. Sembra che i Costruttori non si arrendano e riprovano anzi a mettere barriere sull’accesso dei dati: le Associazioni di categoria non devono quindi abbassare la guardia ma, anzi, devono dialogare fittamente sia con gli associati sia con gli organismi comunitari perché la ‘libertà di riparazione’ rimanga un principio di tutta la UE.

    Nicodemo Angì

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