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mercoledì, 24 Aprile 2024
  • Autoricambi fantasma: tsunami in arrivo?

    "Un passo indietro che rischia di favorire fenomeni elusivi collegati all’esportazione dei veicoli e rende più ardua la lotta ai traffici illeciti di rifiuti”. E’ l’sos lanciato dalle Associazioni  ADA (demolitori) e AIRA (riciclatori di auto), aderenti a FISE UNIRE (Unione Imprese del Recupero), in relazione al testo dello schema di decreto legislativo recante ‘razionalizzazione dei processi di gestione dei dati di circolazione e di proprietà di autoveicoli, motoveicoli, rimorchi finalizzata al rilascio di un documento unico’, licenziato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri e ora all’esame delle commissioni parlamentari.

     

    Cosa chiedono

    Le Associazioni di categoria si schierano contro il decreto legislativo, varato dal Governo, che riscriverebbe l’articolo 103 del Codice della Strada (Obblighi conseguenti alla cessazione della circolazione dei veicoli a motore e dei rimorchi), “azzerando – si legge in una nota stampa – le norme introdotte per scoraggiare l’esportazione illecita di autovetture dalla Legge di Stabilità del 2015 che prevedeva, per la radiazione per esportazione, la certificazione dell’effettiva reimmatricolazione all’estero del veicolo. Spesso accade che i veicoli vengano esportati non per essere utilizzati nei Paesi di destino, ma per essere, diversamente da quanto previsto dalla normativa comunitaria, demoliti, realizzando così una esportazione di rifiuti e non di beni e sottraendo materiale prezioso all’industria nazionale del riciclo e a quella siderurgica. Con tale modifica, si compierebbe un passo indietro, con le conseguenze del caso, rispetto ai progressi che lo Stato italiano era stato tra i primi a conseguire a livello europeo”.

    L’impatto sulla vendita degli autoricambi

    Una riforma, che se dovesse prender forma e sostanza in nome della libera circolazione delle merci, potrebbe favorire il mercato clandestino dei ricambi. Infatti, nel caso in cui dovesse essere mandato in soffitta il certificato di reimmatricolazione (documento che attesta l’immatricolazione dell’automobile in un Paese straniero e che oggi è funzionale ad avere un monitoraggio ben preciso delle auto radiate per esportazione, dimostrando così che la vettura non è stata smontata e contrastando, pertanto, forme di illegalità) si correrebbe il rischio di perdere questa importante traccia sulle auto che varcano i confini nazionali. Situazione che potrebbe alimentare il mercato fantasma dei ricambi. Senza oculati controlli sulla reimmatricolazione delle automobili, il pericolo è che molti veicoli potrebbero rimanere in Italia, essere disassemblati e i loro componenti venduti illegalmente, attraverso anche i numerosi cunicoli digitali, alimentando così un traffico di ricambi non tracciati e senza garanzia.

    L’appello delle Associazioni

    “E’ necessario  come sottolineato anche da diversi parlamentari della maggioranza, apportare un’immediata modifica al decreto legislativo che eviti di azzerare i controlli efficaci sull’effettiva esportazione dei veicoli, contrastando così la possibilità di elusione della normativa”. S.B.

     

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