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giovedì, 25 Aprile 2024
  • Settore ricambi, 2011 positivo per la componentistica auto

    Nell’ultimo anno, l’incertezza dei mercati finanziari, la crisi dei debiti sovrani, e le loro ripercussioni sull’economia reale hanno inciso negativamente sulla fiducia e sulla propensione al consumo dei cittadini europei. Per la filiera della componentistica automotive italiana stimabile in circa 2.500 aziende e 179.000 addetti diretti (intero settore automotive: 1,2 milioni di lavoratori),  comunque, il 2011 è stato, nel complesso, un anno sostanzialmente positivo, nonostante si sia avuta, a partire dal secondo semestre, un’inversione di tendenza, con una crescita del fatturato più contenuta a causa della nuova ondata di crisi economica.

     

    Il fatturato complessivo della componentistica a fine 2011 si attesta a 41,8 miliardi di euro (35,5 miliardi di euro specifici del settore auto), con una crescita del 3,5 per cento rispetto al 2010, e con un recupero dell’85 per cento circa sui ricavi registrati nel 2008. A dirlo in una nota stampa congiunta l’associazione Anfia ed Autopromotec. “Mentre permangono forti le preoccupazioni sul mercato nazionale per le prospettive dell’indotto, possiamo dall’altro lato sottolineare – si legge –  la costante ed importante vocazione all’esportazione delle aziende della filiera. Per il comparto delle parti e accessori per autoveicoli, infatti, il saldo della bilancia commerciale nel 2011 si conferma positivo per un valore di 7,3 miliardi di euro, in crescita del 25,9 per cento rispetto al 2010. Subisce una piccola contrazione anche il peso della componentistica sulle esportazioni complessive del nostro Paese, che passa dal 5,08 del 2011 al 4,96 per cento del primo semestre 2012, così come la quota delle importazioni sul totale complessivo, che passa dal 2,95 di fine 2011 al 2,83 per cento”. Già sul finire del 2011, ma soprattutto nel 2012 , gli effetti della crisi economica si sono fatti sentire, seppur con un certo ritardo rispetto ad altri comparti, anche per l’aftermarket” ha dichiarato Riccardo Buttafarro, coordinatore del gruppo di lavoro aftermarket del gruppo componenti Anfia.

     

    Secondo i dati del barometro aftermarket, rilevazione statistica interna al Gruppo Componenti Anfia che consente di monitorare l’andamento del mercato su base mensile sia a livello consolidato sia a livello di singole famiglie di prodotto, dopo un 2011 in crescita del 3,7 per cento sul 2010  che, ricordiamo, aveva chiuso in rialzo del 5,6 per cento rispetto a un 2009 negativo,  il fatturato – continua – della componentistica aftermarket segna una contrazione del 9,6% nel primo semestre dell’ anno corrente. Analizzando l’andamento delle singole famiglie di prodotto nei primi sei mesi del 2012, si rileva una flessione a due cifre per i componenti undercar (-17,4%), per i componenti di carrozzeria e abitacolo (-16,4%) e per i componenti elettrici ed elettronici (-15,7%), mentre i componenti motore contengono il calo al 5,4 per cento e i materiali di consumo al 4,1 per cento“. 

     

    Mercato ricambi

     

    Il valore complessivo del mercato italiano dei ricambi (ai prezzi di listino delle case auto) nel 2011 è di 16,1 miliardi di Euro di cui 8,6 miliardi riguardano parti meccaniche ed elettroniche e i restanti 6,5 miliardi parti di carrozzeria. Analizzando il lato dell’offerta, la ricambistica delle case auto rappresenta circa il 40% del settore a livello nazionale, mentre la quota dei componentisti fornitori Oe (ricambi originali o equivalenti) è pari al 45 per cento e il restante 15 per cento è costituito da produttori di ricambi adattabili.

     

    Tecnologia green

     

    Lo sviluppo di tecnologie a basso impatto ambientale, in linea con l’evoluzione della normativa euro sulle emissioni inquinanti e con il Regolamento europeo sulle emissioni di CO2 delle vetture (con target di 95 g/km previsto per il 2020) e dei veicoli commerciali leggeri (con target di 147 g/km previsto per il 2020) , continua ad essere uno dei principali trend seguiti da tutta l’industria automotive negli ultimi anni. Non si tratta, infatti, soltanto di un impegno che coinvolge le Case auto, ma anche di una sfida per la filiera di produzione dei componenti di primo impianto e aftermarket. La crescita del numero di autoveicoli circolanti ad alimentazione alternativa, insieme all’immissione sul mercato di prodotti con cicli di vita più lunghi e dalla crescente tecnologia, contribuiscono ad aumentare la complessità del mercato del ricambio e a richiedono un continuo adeguamento delle competenze tecniche degli operatori della riparazione.

     

    “C’è un altro importante aspetto da considerare”– ha aggiunto Buttafarro. “La domanda di mobilità – dice –è cambiata e va verso un utilizzo più ragionato della vettura. Sul fronte delle riparazioni e manutenzioni, il consumatore è diventato più attento e tende a vagliare offerte, prezzi, servizi e qualità con un occhio diverso. Gli operatori del post-vendita devono cercare di interpretare questi mutati comportamenti, non farsi cogliere impreparati dal cambiamento e, soprattutto, adeguare di conseguenza le logiche dell’offerta”.

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