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giovedì, 25 Aprile 2024
  • Il ricambista sarà evergreen

    DI STEFANO BELFIORE

    Giuseppe Nanula, ricambistaProsegue il nostro dibattito sul futuro del ricambista italiano. Dopo aver sentito le opinioni di associazioni di categoria, agenti di commercio, è la volta ora di  Giuseppe Nanula (nella foto). Per il ricambista e fondatore/amministratore de 'Il Blog del Ricambista’, il dettagliante (in una filiera nazionale caotica ma in buona salute qual è quella del nostro aftermarket) è vivo e vivrà a lungo. Ricoprirà ancora un ruolo determinante come figura di raccordo tra fornitore e meccanico. “Certo – dice – non dovrà mai restare fermo, continuando ad evolvere le sue competenze magari implementando alcuni servizi nel suo trade proposal o sviluppare altri business legati all'automotive”. E per restare in piedi e continuare a correre, Nanula individua 3 ingredienti importanti: assortimento capillare (con un accento particolare allo slow moving), conoscenza del parco circolante e mai perdere la curiosità nel trovare e cercare novità in grado di impreziosire il patrimonio di informazioni del ricambista. “Se a questo poi aggiungiamo – evidenzia – velocità, competenza e feeling immediato con professionisti e clienti, allora saprà affrontare al meglio ogni situazione di lavoro quotidiano”. Anche quando sulle nostre strade vedremo circolare solo auto ibride ed elettriche.

    Alcuni credono nella longevità del ricambista, altri sono più scettici. A suo avviso ci sarà ancora spazio per questa figura nella filiera dell’aftermarket nazionale? Fungerà ancora da anello di congiunzione tra il distributore ed il meccatronico?

    E' ormai lapalissiano che la filiera dell'aftermarket italiano, seppur più solida di altri Paesi europei, stia subendo da tempo attacchi da vari fronti. I giganti esteri (soprattutto tedeschi) annunciano un giorno sì e l'altro anche di voler intaccare il nostro mercato con politiche commerciali aggressive e un ventaglio di prodotti tale da far impallidire la migliore unit leader italiana. Contemporaneamente è in corso una diatriba tutta interna, in cui i vari attori della filiera vorrebbero avere due piedi in una sola scarpa.

    Cosa intende in proposito?

    AutoricambiCerco di spiegarmi meglio. Le figure principali dell'aftermarket italiano sono il produttore, l'importatore o il distributore, il fornitore regionale o provinciale, il ricambista e il cliente finale. Cercando di scardinare i propri competitor, talvolta ognuno di loro intende ricoprire non uno, bensì due ruoli. Può un produttore vendere direttamente al cliente finale? Può un meccatronico fare le veci del ricambista? E così via. Ovviamente è tutto possibile in questo marasma generale. Ma io mi chiedo: non sarebbe meglio rivestire il ruolo in cui siamo "bravi"? Sarò un po' nostalgico, ma credo ancora al detto che dice "chi troppo vuole nulla stringe". Ergo, il ricambista continuerà secondo me ad essere per forza di cose l'anello di congiunzione (forse più debole) tra utente finale e fornitore! E' evidente che sarà costretto ad evolversi, magari implementando alcuni servizi nel suo trade proposal o sviluppare altri business legati all'automotive. Non dovrà mai restare al palo.

    Secondo la sua esperienza, il ricambista per sopravvivere e rendersi competitivo su cosa deve puntare?

    I fattori determinanti per il successo di un ricambista sono molteplici. Io ne rammento almeno tre:

    1. Assortimento capillare: mai avere paura di introdurre nuove referenze o linee di prodotto inusuali nel proprio magazzino. Disporre ad esempio di un set di pastiglie freno di una Tata Xenon, o di un kit di montaggio della turbina di una Smart 451, nonchè di un modulo del 1.4 FPT Multiair, potrebbe tranquillamente fare da traino ai soliti componenti di alta movimentazione. Lo slow moving è vieppiù importante di quello fast.
    2. Conoscenza del parco circolante: nel 2008, in pieno boom delle immatricolazioni del Qashqai, credevo fermamente in un futuro roseo per le parti meccaniche ed elettroniche qui installate, tanto da realizzare pazientemente un prontuario dei principali codici dei ricambi dal probabile sviluppo commerciale. Lo stesso potrei fare oggi per la Fiat Tipo 356 o per il Renegade. Tutto questo per rimarcare la necessità di conoscere il mercato automobilistico e puntare di conseguenza anche sull'assortimento specifico su modelli nuovi e di successo.
    3. Essere curiosi: mai pensare di essere "arrivati". Ogni giorno ci sono nuovi input, nascono portali di ricerca sempre più efficienti, sorgono difetti inediti dei componenti, le case propongono novità a iosa e più ne ha più ne metta. Tutto ciò non bisogna cestinarlo a fine serata, ma immagazzinarlo nel bagaglio personale e, perché no, condividerlo con gli altri.

    Una rete d’impresa fra ricambisti locali è possibile sulla falsariga dei fenomeni di networking che accadono tra i gruppi di distribuzione nazionale?

    TeamCome già accennato poc'anzi, l'aftermarket gode di buona salute, ma sotto sotto il caos la fa da padrone assoluto. Anche io fino a qualche mese fa avrei creduto nella possibilità di "fare rete" con ricambisti locali o addirittura nazionali. Ma, mi creda, non è facile e forse neanche fattibile nel breve termine. Finchè il ricambista riuscirà a fine giornata a portarsi la pagnotta a casa, difficilmente allaccerà contatti con i suoi colleghi. Ovvio che ci sono diverse e felici eccezioni, ma sono del parere che probabilmente non riusciremo ad andare oltre ad un intenso p2p di informazioni e servizi. Io stesso ho creato un gruppo virtuale su Facebook chiamato "R.I.A. Ricambisti Italiani Associati", che è ancora in fase embrionale, ma che ho intenzione di upgradare spero nel più breve tempo possibile. Vedremo!

    Su quali problemi quotidiani deve misurarsi oggi il lavoro del ricambista appena entra in negozio? Essi come si superano a suo avviso?

    Negozio di ricambi autoPartiamo dal presupposto che sconsiglierei di usare la parola "problemi". Se impostassimo la nostra giornata sul modo in cui risolverli saremmo già knock out alle 8:00 di mattina. Ogni sessione lavorativa è diversa dall'altra e le situazioni che si presentano sono tra le più svariate e particolari. Il mio mantra è la "mediazione". Questa pratica credo sia assolutamente indispensabile in un contesto lavorativo che necessita di velocità, competenza e feeling immediato con professionisti e clienti.

    Il futuro del parco auto (spinto verso l’ibrido ed elettrico) la spaventa o è una nuova opportunità per chi opera nel post vendita? Come cavalcare il cambiamento?

    Non penso di disporre della sfera di cristallo. Ma i sistemi di alimentazione alternativi creeranno di certo parecchi grattacapi a tutto l'aftermarket. Spiccherà chi riuscirà a sviluppare o investire meglio sulla gamma dei prodotti di queste tecnologie purtroppo ancora nebulose ai più. Però fermiamoci un attimo, cercando di confrontare gli anni '60 con il 2017. Mezzo secolo fa c'erano a spanne una sessantina di modelli di auto in vendita, di cui una decina diffusi cospicuamente nel nostro Paese, dotati, tra l'altro, di una tecnica direi "limitata". Oggi le immatricolazioni sono più "democratiche", con una top 50 molto omogenea. Nel listino sono presenti circa trecento tipi di auto, con sistemi elettronici, di sicurezza e di alimentazione forse impensabili fino a qualche anno addietro. Nonostante questa differenza epocale, i ricambisti hanno tenuto botta e sono cresciuti. Lo faranno anche nel 2030 con, non so, la Panda elettrica e la Focus a idrogeno? Io auspico di sì. E ne sono sicuro!

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