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martedì, 19 Marzo 2024
  • Revisione auto: ecco chi accerta la sicurezza dei nostri veicoli

    DI STEFANO BELFIORE

    E’ obbligatoria dopo quattro anni dalla prima immatricolazione. Poi va fatta con una cadenza biennale. E’ la revisione auto che certifica se un veicolo è meritevole di circolare su strada. Un’operazione che, quindi, va fatta bene. Con competenza. Ma in Italia, rispetto agli altri Paesi europei, sembrerebbe non proprio essere così. A far luce sulla figura del responsabile tecnico adibito alla revisione dei veicoli ci pensa Andrea Da Lisca (nella foto). Con alle spalle una carriera importante in qualità di manager in multinazionali dell’automotive,  oggi il  fondatore dell’Osservatorio Revisione Veicoli spiega limiti e prospettive di questo mestiere. Partendo da un dato. “Abbiamo in Italia – dice – circa 8500 centri di revisione di cui 5500 adibiti anche ai controlli sui motoveicoli. Un numero non direttamente proporzionale all’attuale parco circolante”. E sulla figura del revisore sottolinea: “Se oggi c’è poca competenza professionale, il problema è imputabile ad una formazione non abbastanza sufficiente”. Ma dietro l’angolo ci sono delle novità. Lo spiraglio di salvezza arriva dall’Europa con una direttiva prossima a fare il suo debutto nel sistema legislativo nazionale. Da maggio 2018 ‘entrerà in vigore’ la figura dell’esaminatore: abilitazione che potrà essere ottenuta mediante degli specifici requisiti e una formazione più strutturata. “In questo modo – conclude Da Lisca – potrà migliorare il know-how di capacità per chi ha il delicato e importante compito di ispezionare le nostre auto.

     

     

    Per la funzione e i compiti che svolge, il responsabile tecnico per la revisione dei veicoli dovrebbe avere un ruolo importante nell’automotive. Invece sembrerebbe che in Italia non è così. Perché?

    Il ruolo è senza dubbio fondamentale perché va ad esaminare e ad accertare sicurezza, silenziosità e inquinamento, nei limiti prescritti, dei veicoli a motore. Ma capita spesso che questa mansione non venga svolta con la giusta preparazione che merita. Ovviamente con questo non voglio spingermi in errate generalizzazioni, anche perché nel settore esistono esperti professionisti che sanno leggere con correttezza i dati di un’automobile. Di contro, però, si registra una poco competenza e molta improvvisazione.

    Da cosa dipende?

    Il problema in Italia è imputabile, a mio avviso, alla formazione. Finora per ottenere un’abilitazione specifica funzionale a diventare responsabile tecnico bisogna frequentare un corso di 32 ore, superare un esame teorico e pratico e la cosa finisce lì. Ciò permette di avere una visione sufficiente della revisione. Cosa diversa, ad esempio, in Germania dove per essere ‘prüfer’ (esaminatore) c’è un iter molto più strutturato e complesso.  Per legge deve essere ingegnere e farsi tutta la gavetta necessaria che dura anni. Prima parte con una formazione teorica e pratica di 6 mesi. Successivamente, se supera l’esame può andare a fare assistenza di linea in un centro di revisione dove un prüfer senior verifica debitamente sul campo la sua attività e le sue competenze acquisite. Poi da noi si aggiunge un altro problema.

    Quale?

    Può  capitare che il centro di revisione sia, come dire, un’appendice ad un’officina o ad un gommista. Pertanto, spesso, il responsabile tecnico è anche il titolare dell’officina e il suo lavoro principale è riparare i veicoli, non fare revisioni. Ed ecco allora che possono succedere situazioni in cui in linea di assistenza ci si trovi l’ultimo dei suoi apprendisti perchè per legge basta che il responsabile tecnico sia presente.

    Il problema è la formazione. Come si inverte la rotta?

    Per fortuna c’è una novità. Nel prossimo mese di aprile, entrerà in fase di recepimento nel nostro sistema legislativo la direttiva 2014/45/UE relativa ai controlli tecnici periodici dei veicoli a motore e dei loro rimorchi. Essa, sostanzialmente, impone che dal 21 maggio 2018 il responsabile tecnico venga sostituito dall’ispettore: neo figura abilitata a effettuare controlli tecnici periodici. Per diventarlo ex novo, bisogna essere in possesso di un diploma di laurea triennale in ingegneria meccanica e di alcune specifiche competenze documentate. Inoltre verrà fatta una formazione iniziale molto più strutturata a cui seguiranno dei percorsi di aggiornamento professionale. Gli Stati membri provvederanno affinché il contenuto della formazione di aggiornamento o dell’esame appropriato consenta di conservare e aggiornare le necessarie conoscenze e capacità degli ispettori sugli argomenti.

    E per chi ha già il titolo di revisore?

    Manterrà l’abilitazione. Ma sarà coinvolto in un percorso di aggiornamento professionale in grado di aumentare e rafforzare il suo know-how di competenze. Infine l’altra novità, inclusa nella direttiva, risiede nella separazione tra chi fa la riparazione e chi effettua la revisione del veicolo. In questo modo, potrebbe essere fatta una selezione naturale, lasciando in vita quei centri che hanno come core business l’esclusiva attività revisionale.

     

     

     

     

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