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venerdì, 19 Aprile 2024
  • Il dato esce dal report Green Italy 2012

    Dalla chimica alla farmaceutica, dal legno-arredo all’high tech, dalla concia alla nautica, passando per l’agroalimentare, l’industria cartaria, tessile, edilizia, minerali non metalliferi, per la meccanica, l’elettronica e i servizi. Oltre che i più classici settori delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, del ciclo dei rifiuti e della protezione della natura.

    Tante sono le declinazioni della green economy italiana. Un filo verde e dinamico, che attraversa, innova e rende più competitivi tutti i settori della nostra economia, compresi quelli più maturi e tradizionali. È quanto emerge dal Rapporto Green Italy 2012 che Fondazione Symbola e Unioncamere hanno presentato oggi a Roma.  

    La peculiarità della green economy italiana, infatti, sta proprio nella riconversione in chiave ecosostenibile anche dei comparti tradizionali dell’industria italiana di punta.

     

    Il Paese ha sviluppato in maniera diffusa nelle sue imprese e nei territori una reinterpretazione della green economy del tutto particolare, che incrocia le vocazioni delle comunità con la tecnologia e la banda larga, la filiera agroalimentare di qualità legata al territorio con il made in Italy e la cultura.

    Non è un caso se l’Ocse, nel recente rapporto sull’innovazione nei diversi paesi aderenti all’organizzazione, ha rilevato come nell’ultimo decennio le attività di ricerca nel campo delle tecnologie legate all’ambiente hanno sviluppato per il nostro Paese una vera e propria specializzazione. Con riflessi positivi sulla creazione di nuova occupazione: basti pensare che circa il 30 per cento delle assunzioni non stagionali programmate complessivamente dalle imprese del settore privato per il 2012 è per figure professionali legate alla sostenibilità. La green Italy, insomma, è una rivoluzione verde che già oggi interessa il 23,6 per cento delle imprese industriali e terziarie con almeno un dipendente che tra il 2009 e il 2012 hanno investito o investiranno in tecnologie e prodotti green.

    E che attraversa il Paese da Nord a Sud, tanto che le prime dieci posizioni della classifica regionale per diffusione delle imprese che investono in tecnologie green sono occupate da quattro regioni settentrionali e sei del Centro-Sud. Le imprese della green Italy, inoltre, sono quelle che hanno la maggiore propensione all’innovazione: il 37,9 per cento delle imprese che investono in eco-sostenibilità hanno introdotto innovazioni di prodotto o di servizio nel 2011, contro  il 18,3 per cento delle imprese che non investono green. Idem dicasi per la propensione all’export: il 37,4 per cento delle imprese green vanta presenze sui mercati esteri, contro il 22,2 per cento delle imprese che non investono nell’ambiente.

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