16.8 C
Napoli
giovedì, 28 Marzo 2024
  • Sicurezza al volante?

    La sicurezza al volante è un fronte che vede sempre più impegnato Scania. Con l’incremento dell’automazione, l’interazione tra autisti e veicoli diventa un aspetto di fondamentale importanza. Un’area di sviluppo riguarda i segnali acustici emessi dal veicolo e gli studi per comprendere quale suono attira maggiormente l’attenzione dell’autista: l’obiettivo è quello di predisporre dei segnali di allarme immediatamente comprensibili che provochino l’appropriata reazione a bordo. Per esplorare la relazione tra l’esperienza soggettiva e l’effettiva attività cerebrale, l’area ricerca e sviluppo di Scania ha stretto una collaborazione con l’Istituto tedesco Max Planck per la cibernetica biologica di Tubinga, centro di ricerca leader nel mondo. Nell’ambito di un recente progetto di ricerca sono stati coinvolti 16 autisti ed è stata registrata la loro attività cerebrale.

    Il test

    Ogni autista ha percorso lo stesso tratto di strada per 25 minuti nel simulatore e nel frattempo sono stati riprodotti 12 segnali acustici più alcuni altri suoni irrilevanti. Gli autisti dovevano premere un pulsante non appena avvertivano uno dei segnali acustici emessi.

    Monitoraggio delle reazioni ai diversi segnali acustici

    “Un segnale acustico consente all’autista di effettuare o meno una determinata azione”, spiega Christiane Glatz, ricercatrice in neuroscienze cognitive all’Istituto Max Planck. “Se funziona correttamente dovrebbe essere compreso immediatamente e senza alcuna ambiguità. Non dovrebbe richiedere quindi alcuna riflessione. I comandi vocali potrebbero essere compresi in modo ancora più chiaro, ma richiederebbero un maggior impegno mentale per essere elaborati, rispetto a segnali acustici che ci sono famigliari. Basti pensare, ad esempio, al suono delle sirene di un’ambulanza che siamo in grado di comprendere immediatamente”.

     

    Eliminare i fattori culturali

    “Se sulle strade tedesche o svedesi si suona un corno, questo viene notato con certezza. Un autista italiano, invece, potrebbe non accorgersene nemmeno”, aggiunge Glatz.  Diversi i dati generati dal monitoraggio delle attività cerebrali degli autisti. “Informazioni che sono ora la base  per stabilire buoni metodi di simulazione che ci consentono di aumentare la nostra capacità di effettuare test virtuali”, conclude Stas Krupenia, senior cognitive engineer di Scania.

     

     

    ARTICOLI CORRELATI

    Ultime notizie